L’ex sindaco Tacchetto: «Il rapimento di Luca una prova impensabile. La mia vita si è fermata»

PADOVA. «Mi si è fermata la vita: un’angoscia non descrivibile; poi, il sostegno e la vicinanza di un numero enorme di persone e delle istituzioni dello Stato ci hanno riavviato, con speranza, coraggio, determinazione e fiducia». L’ex sindaco di Vigonza Nunzio Tacchetto, il papà di Luca, il giovane architetto scomparso in Burkina a metà dicembre, rompe il silenzio e nel notiziario comunale torna a parlare del figlio. Per la prima volta, a sei mesi dal rapimento avvenuto nel paese africano dove il suo ragazzo era in viaggio con un’amica, ragiona del futuro. Proprio lui, genitore che vive la condizione sospesa, nell’attesa impossibile di sapere cosa ne è stato del bene più caro. Dal Burkina nessuna novità finora sulla sorte del giovane e della sua compagna di viaggio. Su questo la Farnesina continua a mantenere il più stretto riserbo. Eppure, Tacchetto è riuscito ad avere la forza di rivolgersi ai propri concittadini con una lettera politica (dedicata al suo Luca), nonostante la pesantezza del suo cuore di padre. Un papà con il coraggio della speranza.
Il futuro viene prima del passato, scrive Tacchetto, nella lettera.
«Quest’affermazione di un caro amico mi ha fatto riflettere: condivido l’idea, la riconosco in molte sfaccettature della vita, mia e di ognuno di noi, ed è necessario che anche in politica venga applicata e portata a compimento con decisione. L’applicazione di questa evidenza paradossale è più reale di quello che pensiamo. Scelte e decisioni che oggi prendiamo, le facciamo (così penso) guardando in avanti, a quello che vorremmo vedere realizzato. È quindi il nostro futuro che sta guidando e anticipando la storia che scriveremo». Una scelta che definisce «politica, perfino morale, compiuta guardando al domani, ci interpella su quello che vorremmo essere». I giovani dice ancora devono «essere dotati di questa tensione e propensione al futuro».
Il mondo e la vita politica che verranno, nascono dalla capacità di vedere in avanti e agire oggi, ispirati dal futuro. Quando il contadino semina non sa cosa il cielo riserverà al seme gettato. Sa però che se non semina, non raccoglierà.
«Mai mi sarei aspettato nel dicembre 2018 – afferma - di non riuscire a scrivere il mio pensiero sul notiziario comunale. Il futuro ci riservava una prova impensabile: Luca, figlio carissimo, in viaggio di piacere e di lavoro, rapito in Burkina Faso. Proprio in quel Paese africano – poverissimo – avevamo inviato qualche anno fa, per un aiuto concreto, strumenti e attrezzature per la coltivazione. Mi si è fermata la vita: un’angoscia non descrivibile; poi, il sostegno e la vicinanza di un numero enorme di persone e delle istituzioni dello Stato ci hanno riavviato, con speranza, coraggio, determinazione e fiducia. Una contraddizione del pensiero iniziale? Non lo è. Il 25 aprile scorso, festa della Liberazione, ascoltavo le testimonianze di quattro “profughi” regolari che lavorano qui da noi in Italia. Voi africani – gli chiedevo – che vi siete resi indipendenti da inglesi e francesi, come dite libertà? «Liberté, Freedom…» Sì ma, chiedevo nuovamente, nella vostra lingua? «Liberté, Freedom…» Compreso? Espropriati anche dell’idioma. E il poverissimo Burkina? Recentemente in quel Paese hanno aperto la quattordicesima miniera d’oro; già, ma solo il 10% dei proventi va agli africani e il 90% alle compagnie straniere. Il futuro può migliorare il passato? Ne sono convinto. Io penso di poter percorrere ancora la strada del futuro partendo dalle mie esperienze di vita amministrativa, un modesto bagaglio fatto però di tante cose che possono contribuire a scoprire gli elementi fondamentali del nostro vivere comune. Il rischio di volere l’immediato è grande e può annebbiare la vista lunga. D’altra parte la sfiducia e l’indifferenza non ci danno elementi per il nostro domani. Allora penso al futuro vivendo il presente con chiara determinazione. Penso, quindi sono».
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