Lezioni on line a padova, avanti in ordine sparso ma la scuola sta superando la prova

Coronavius e didattica a distanza, il dirigente Natale: «Ora il nodo sono le valutazioni». Ruzza e Bernardi distribuiscono agli studenti i pc dell’istituto

PADOVA. C’è la distanza e ci sono gli ostacoli, sulla strada virtuale che dovrebbe collegare gli studenti ai loro insegnanti. Non tutti hanno un pc o un tablet, ma più di una scuola sta facendo miracoli per rimediare velocemente. Le connessioni a internet non si possono dare per scontate e anche quando ci sono, a volte non sono adeguate, ma gli operatori l’hanno capito e stanno facendo qualche offerta.

Qualche studente è impreparato al salto tecnologico, molti insegnanti perfino di più, ma una bella percentuale di loro si sta mettendo in gioco. Risultato: si fa fatica, ma qualcosa si muove. E a sentire le voci - al netto di proteste ingenerose ed entusiasmi eccessivi - sta maturando quasi dovunque la convinzione che anche la scuola, alla fine di questo periodo, non sarà più quella di prima.

La “solita” scuola

Roberto Natale, dirigente scolastico provinciale, dice che, dopo una fase di disorientamento, si è approdati alla fase due: «Per un periodo il problema è stato quello di avere gli strumenti. Ora l’attenzione si è spostata sui contenuti. Riusciamo a fare didattica on line, e va bene, ma cosa insegniamo? E come valutiamo gli studenti?».

Se non proprio tutto, molto dipende da quanto gli insegnanti sanno calarsi in questa nuova realtà. «Io non ho segnalazioni di casi critici, ma ho capito che - proprio come per la didattica tradizionale - c’è varietà di posizioni e competenze, all’interno di una stessa scuola e anche tra gli insegnanti di una stessa classe». Intanto la buona notizia è che dal ministero sono arrivati i soldi: tra 8 e 10 mila euro per ogni istituto. «Sono formalmente accreditati», dice Natale, «e possono essere usati per comprare computer e attrezzature da dare agli studenti».

Lo scenario

Nessuno ha un quadro preciso della situazione, scuola per scuola. Neanche il Comune, che pure ha occhi puntati su tutti gli istituti, dal nido alle medie. «Stiamo perdendo qualcosa da punto di vista delle nozioni, ne sono sicura», ammette l’assessore Cristina Piva, «ma i ragazzi stanno guadagnando consapevolezza di quanto siano importanti e belli i rapporti che gli mancano. Detto questo, io sento tanti genitori contenti per quello che si riesce a fare con le classi digitali. E anche qualcuno scontento. C’è il nido La Coccinella che fa video di canzoni e attività, ci sono primarie che fanno lezioni regolari, scuole medie che stanno già facendo verifiche».

E poi, certo, c’è anche chi è più indietro, soprattutto alle primarie, vuoi perché i dispositivi scarseggiano e non tutti i genitori riescono a star dietro alla situazione da soli, vuoi perché ci sono insegnanti che non vogliono neppure provarci. «Però le piattaforme ormai sono disponibili. Con il progetto “Noi ci siamo” l’obiettivo è dare dieci notebook a ogni istituto comprensivo», prosegue l’assessore Piva. «Io credo che alla fine quasi tutti saranno in grado di avere una continuità nella didattica e ci tornerà utile in futuro».

I miracoli delle scuole

All’istituto tecnico Ruzza in questi giorni è partita la distribuzione di 50 pc e di 26 tablet in comodato d’uso agli studenti. «Abbiamo sistemato i pc della scuola e li stiamo dando ai ragazzi che hanno bisogno», racconta la professoressa Maria Teresa Di Riso. «Dopo aver distribuito un questionario per censire le attrezzature già a disposizione degli studenti, abbiamo preparato anche un documento perché possano venire a ritirarli, a turno. Resta il problema delle connessioni, ma ci sono operatori che le attivano da remoto e con contratti flessibili, adatti a questo momento. In altri casi, ci sono vicini di casa dei ragazzi che aprono il wi-fi». In un modo o nell’altro, la didattica è partita».

Gli insegnanti, colti di sorpresa, hanno fatto autoformazione. Le scuole più preparate si sono fermate solo per qualche giorno, le altre stanno recuperando. «E nella drammaticità del momento, ci sono due aspetti da segnalare», prosegue Di Riso. «Ora i ragazzi capiscono che ci siamo, sentono la vicinanza dei docenti. E questi ultimi stanno lavorando di squadra, perfino più di quanto non facessero prima».

L’aperi-scuola

All’Ipsia Bernardi, Andrea Zodio, animatore tecnologico, ha inventato l’aperitivo in videochat per i docenti, tutti i giorni nel primo periodo, adesso a giorni alterni. «È un modo per spingere tutti a superare i limiti delle loro conoscenze tecnologiche», sottolinea.

«Con i ragazzi abbiamo fatto subito un monitoraggio degli strumenti disponibili, poi abbiamo comprato 42 notebook e li stiamo distribuendo. Trovarsi in videochiamata serve prima di tutto a far sentire che la scuola c’è. Poi, ovviamente, è stato importante avere le piattaforme disponibili: Zoom per le lezioni, il registro Spaggiari, la G Suite di Google per le verifiche». I ragazzi, nativi digitali, si sono adeguati in fretta. I docenti ci hanno messo qualche giorno in più.

«Ma adesso posso dire che tra noi docenti non c’è mai stato un dialogo così fitto», conclude Zodio, «e nella difficoltà stiamo vivendo un momento di grande empatia. Tutti ci sentiamo parte di un gruppo e abbiamo la sensazione di fare qualcosa di importante insieme». —
 

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