L’impresa funebre Brogio perde il suo fondatore

Mario “Gastone” aveva 84 anni, una vita spesa fino all’ultimo per il lavoro Il figlio Loris: «Ci ha insegnato a essere generosi con gli altri»

CADONEGHE. Lunedì pomeriggio Mario Brogio se n’è andato. All’improvviso, senza lasciare il tempo ai suoi cari di abituarsi all’idea di non vederlo più. Gastone, come era conosciuto da tutti, fondatore dell’impresa funebre Brogio, si è spento a 84 anni, lasciando nello sconforto Teresa, i figli Loris, Arianna e Susi e gli adorati nipoti Giulio, Giovanni e Ginevra. I funerali saranno celebrati domani alle 16 nella chiesa di San Bonaventura. La scomparsa di Mario “Gastone” Brogio ha lasciato attoniti anche il paese di Cadoneghe, il vicino Vigodarzere e Padova, dove l’impresa ha le sedi e dove è conosciutissima.

Una vita spesa per il lavoro, quella di Brogio, ma anche per chi era meno fortunato. Con la passione e l’attaccamento alla vita e agli amici che lo hanno contraddistinto fino alla fine. Era ben voluto da tutti e l’affetto lo ricambiava con il suo proverbiale «te vojo ben», che distribuiva alle persone che avevano a che fare con lui. La malattia che l’ha strappato alla vita è stata velocissima: sembrava un’influenza, ma le analisi, due mesi fa, hanno portato a una diagnosi diversa e a un’operazione chirurgica. Il decorso della malattia, però, è stato più rapido della guarigione. «Fino alla fine mi ha chiesto come andasse il lavoro», racconta, commosso, il figlio Loris, che ha preso le redini dell’azienda che Mario, a sua volta, aveva ereditato dal padre Giulio. «Abbiamo appena acquistato un carro nuovo e mi ha chiesto subito se fosse bello», prosegue il figlio, «e come procedevano i lavori della sala del commiato che stiamo per edificare. Lucido fino alla fine, negli ultimi cinque giorni il corpo è crollato. Mi ha commosso vedere quanto affetto per lui hanno le persone che hanno lasciato messaggi su Facebook. Ci ha insegnato tanto e soprattutto a essere generosi con gli altri: non ha mai cacciato qualcuno che non poteva pagare il funerale, perché tutti hanno diritto a una degna sepoltura. Ma soprattutto amava la vita e ricevere gli amici, con i quali scherzare, ma anche scontrarsi, magari sulle idee politiche, perché amava andare contro, sempre. Non eravamo ancora pronti a perderlo».

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