L’incubo di Pellestrina: un morto fulminato e case invase dall’acqua

Centinaia di migliaia di euro di danni alle abitazioni, famiglie senza gas e luce. Sant’Antonio, Sestiere Zennari e Busetti i più colpiti: «Qui peggio del ’66»

VENEZIA. «Sembrava la fine del mondo. E tutto è avvenuto in cinque minuti, con una violenza mai vista prima. Come fosse un’onda anomala, senza tregua. Ha sommerso tutto». Il giorno dopo la marea di 187 centimetri che ha sconvolto Venezia e la sua laguna, Pellestrina è un’isola devastata nei volti e nelle parole dei suoi abitanti. Ferita dal suo stesso elemento: l’acqua. Che piange anche una vittima collaterale dalla marea: Giannino Scarpa, nato nel ’41, morto fulminato in seguito a un cortocircuito proprio mentre andava a staccare alcuni elettrodomestici in vista dell’arrivo della marea (poche ore prima un’altro anziano era morto per cause naturali).

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«Ma qui tra pompe idrauliche non funzionanti e banchine fatte male, ci si è dati la mazza sui piedi. Una vergogna, nel 2019, essere ancora qui a lamentarsi dei lavori dell’uomo», sbotta Guerino Vianello, residente a Sant’Antonio. Un’abbinata che ha trasformato buona parte dell’isola in una vasca d’acqua, stagnante per più di mezza giornata tra le calli. E più d’uno dice convinto che «stavolta è stato peggio del ’66». La violenza della marea, la rapidità con cui è cambiato il clima, lo scarso preavviso, i danni. Soprattutto i danni: centinaia di migliaia di euro.

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La frazione di San Pietro in Volta ha tenuto, le pompe idrauliche hanno fatto il loro dovere svuotando il catino. Stesso discorso per Portosecco.

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Ma è proprio Sant’Antonio, insieme al sestier Zennari e Busetti, estremità sud dell’isola, la zona più colpita. Qui, in mezzo ai cinquanta volontari della protezione civile ad aiutare i residenti, i danni non si contano più. Lo scenario è quello di un alluvione. C’è chi raccoglie in una carriola mobilie vestiti e li trasloca a casa di amici; chi sposta dalla macchina (decine quelle fuori uso) documenti e altri oggetti; anziani che osservano dalle finestre ai piani alti; chi si rimbocca le maniche per risistemare vasi e cassonetti rovinati a terra e ancora sommersi. A fare da sottofondo, la puzza di gasolio, con la sua patina iridescente ben visibile sopra la superficie dell’acqua sporca in mezzo alle case e il rumore dei generatori che alimentano pompe idrauliche di fortuna.



Isabella Vianello e Riccardo Sabatini, ad esempio, sono rassegnati. Il seminterrato della loro abitazione è stato completamente sommerso da oltre mezzo metro d’acqua. «È tutto da buttare, non si è salvato nulla», dicono mentre si fanno largo tra mobili, friogoriferi e una caldaia ormai fuori uso. «Mai visto nulla del genere, un disastro nel giro di due minuti. Poco più», aggiungono. Intorno a loro, acque in ogni dove.

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Le pompe idrauliche della frazione Sant’Antonio sono ben presto andate fuori uso: troppa l’acqua, troppa la pressione ricevuta. Fino a ieri pomeriggio, gli esperti non erano riusciti a metterle in funzione. Non è andata meglio qualche centinaio di metri più a sud, sestiere Zennari. «Ci siamo trovati incastrati», il racconto di quei momenti di Barbara Busetto, mentre indica la cucina del padre, Mario, ricoperta d’acqua e di fango: «Sì, è salito dagli scarichi del bagno, dai lavandini e dalla doccia».

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Ma insieme alla rassegnazione, c’è disperazione tra gli abitanti di Pellestrina. Andrea Vianello, ad esempio, è un giovane padre di famiglia. «Vergogna», ripete scandendo le sillabe: «La nostra casa rischia di diventare la nostra tomba». Insieme a moglie e figli, si è rifugiato al secondo piano di casa: al primo, cucina e salotto, non si è salvato nulla. E ancora, riscaldamento fuori uso e niente corrente elettrica. «È una vergogna», dice quasi in lacrime, «questa è casa mia, ora dove andiamo a vivere? Non abbiamo cibo, riscaldamento. Se non viene nessuno, noi qui ci moriamo». Aiuto e assistenza, questo chiedono anche gli anziani. «Sono loro, adesso, a preoccupare di più. Spesso con i figli ormai residenti altrove, con i negozi di alimentari inservibili per giorni e senza possibilità di uscire», spiega un residente.

La giornata di passione di Pellestrina prosegue fino a tardi. Solo a sera, poco dopo un sopralluogo dei rappresentanti di Comune e Municipalità, arrivano sull’isola tre squadre dei vigili del fuoco da Belluno, Verona e Padova. Con loro, speciali pompe idrovore per rimuovere l’acqua. «Troppo tardi», lamentano i residenti. Ce ne sarà per tutta la notte, in vista di una settimana che non promette tregua. —


 

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