L’indennità torna piena per sindaco e assessori

Durante lo scorso mandato era stata auto-dimezzata L’opposizione insorge, Gianella: «Siete costati il doppio»

PIOVE DI SACCO. Indennità degli amministratori al centro della discussione dell’ultimo consiglio comunale. L’amministrazione ha deciso, dopo che nello scorso mandato aveva scelto autonomamente di dimezzarsi il compenso, di optare questa volta per la normale tabella stabilita dalla Stato per sindaco, assessori e presidente del consiglio comunale.

Grida ovviamente allo scandalo tutta l’opposizione. «Un aumento spropositato» sentenziano Andrea Recaldin e i suoi «giustificato come adeguamento di legge. Si tratta invece di una scelta consapevole, razionale e che porta le indennità di questa amministrazione al massimo consentito. Qualche assessore aveva forse bisogno di un compenso? La verità è che il Pd, dopo aver preso in giro i cittadini togliendo il simbolo dalle liste, ha deciso come prima azione un aumento dei propri compensi. Non si ha nemmeno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità».

La carica di sindaco, tanto per avere un’idea di cosa stiamo parlando, è “fruttata” a Gianella poco più di mille euro netti al mese. «Recaldin» ribatte secco proprio il sindaco Gianella «sconfitto per due volte, non si dà pace e non ha capito che la campagna elettorale è finita. Oggi lancia una polemica inutile e sbagliata. Nessun aumento, solo l’applicazione di quanto previsto per legge. Nei cinque anni precedenti la giunta si è ridotta volontariamente della metà le indennità. Oggi, all’inizio di mandato, si stabiliscono come sempre le indennità di funzione, e viene applicato quanto previsto per legge, con la diminuzione del 10% obbligatoria. La tabella è applicata in tutti gli altri Comuni della Saccisica e anche quelli di pari dimensione. La nostra giunta, dal 2013 al 2018, è costata 260 mila euro lordi, quella dal 2009 al 2013, di cui Recaldin era vice sindaco, 675. 365 euro. Nessuno di noi vive di politica. Noi per cinque anni ci siamo dimezzati le indennità, senza mai chiedere, al contrario di ciò che capitava in passato, rimborsi spesa per viaggi e trasferimenti. Tutto legittimo, intendiamoci, ma è sempre questione di scelte. Non mi risulta che chi oggi si straccia le vesti, nei vari incarichi che la politica gli ha sempre dato, abbia mai rinunciato a metà del suo compenso. Infine, ricordo bene come il consigliere della Lega, Enrico Vidale, nel consiglio dello scorso dicembre, invitava a rivedere le indennità, che dovevano essere parametrate al grande lavoro svolto... Confido in un’opposizione più costruttiva».

AL. CE. .

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