L’invasione del gambero straniero

Catafratto come un guerriero giapponese, le chele minacciosamente aperte, lungo quasi dieci centimetri, il Procambarus Clerkii è una piccola macchina da guerra. Nel secolo scorso è arrivato dalla Louisiana e, prodigiosamente vorace, sta distruggendo il nostro ecosistema fluviale. Mangia le uova di pesce dragando l’alveo dei corsi d’acqua, preda rane e salamandre, sta portando all’estinzione il gambero di fiume nostrano (austropotamovius). L’abbondanza d’acqua, il riempimento di gore e fossati, che ha caratterizzato quest’estate bastarda, sembrano giovare all’animaletto che se ne infischia dell’inquinamento e, nelle nostre campagne passeggia disinvolto all’aperto, tronfio come una gallina, tra l’erba e nei cortili. Ormai è diventato un fenomeno: chi abita vicino a un corso d’acqua, può facilmente trovarsi i gamberi in giardino.
Spiega Chiara De Fassi Negrelli Rizzi, docente al Dipartimento di Agronomia e ricercatrice del gruppo Dafna a Padova: «Grandi allevamenti di Procambarus si trovano in Cina e negli Stati Uniti, soprattutto nelle risaie, ma questo gambero, rosso e aggressivo, ora si è insediato anche nei nostri fiumi. Nel periodo di muta, quando è del tutto indifeso, scava una trina di gallerie minute, ma che indeboliscono argini e terrapieni più di quanto facciano gli scavi delle nutrie. Quindi ai guasti alla fauna autoctona si aggiungono quelli all’equilibrio idrogeologico. Il Procambarus è in grado di muoversi all’aperto, fuori dall’acqua, spostandosi anche di un chilometro». Come contenere questo flagello? «Stiamo effettuando un accurato monitoraggio» dice De Fassi, « il gambero ha dei nemici naturali come le anguille e i siluri e certe specie di uccelli. Uno sviluppo dell’allevamento delle anguille ha visto una progressiva diminuzione di questi crostacei». Mangiarlo non è consigliabile: «È commestibile come la specie nostrana, ma purtroppo tende a immagazzinare nel carapace e nella parte molle i metalli pesanti che assorbe dall’acqua o dalle alghe». Questa peculiarità ne rende pericoloso il consumo, anche se c’è gente che se lo mangia volentieri. Tuttavia, a parte il gusto gradevole, la parte che si può consumare è abbastanza modesta data la formidabile corazza.
I gamberi di fiume di casa nostra, tenerissimi e gustosi, che nuotavano nelle acque pulite insieme al delizioso marson, sono ormai un ricordo. «Per limitare la diffusione del Procambarus non resta che incrementare l’allevamento delle specie antagoniste». (al.co.)
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