Litta davanti al giudice chiede di poter raccontare la sua verità
Peculato e truffa, la sorte del professor Pietro Salvatore Litta (nella foto) responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia pelvica mininvasiva dell’Azienda ospedaliera, si decide dopodomani. Sarà il gup Elena Lazzarin a stabilire se il medico finirà a processo.
chiede di parlare
Nel frattempo l’imputato (difeso dall’avvocato Alberto Berardi) e chiederà di essere interrogato. Vuole parlare e raccontare la verità in merito a quanto gli viene contestato. Il danno patrimoniale che gli viene contestato dal pubblico ministero Silvia Golin è di circa 700 euro. Si tratta di una fattura riscossa in nero, senza ricevuta e di 13 visite effettuate sì con fattura, ma in extra moenia, senza che ci fossero stati i requisiti. In pratica poteva visitare solo in ospedale o in una struttura convenzionata e invece i pazienti sono stati visitati in convenzione nella clinica Città Giardino dove la convenzione non era ancora stata rinnovata. La difesa valuterà se risarcire eventuali parti offese che si dovessero costituire giovedì (potrebbero essere Azienda Ospedaliera, Regione e Università). Tutto era nato da un servizio giornalistico andato in onda il 13 gennaio 2018 durante il programma “Petrolio” condotto da Duilio Gian Maria e dedicato ai 40 anni del Servizio sanitario nazionale. Nel servizio lo specialista aveva chiesto duemila euro a una paziente che, in realtà, era la giornalista Francesca Biagiotti attrezzata con una telecamera nascosta. Una corruzione che poi non ci fu, infatti non c’è traccia di questo episodio nella contestazione. Ma per la visita (250 euro) non venne emessa la fattura. Centinaia le pazienti interrogate: tutte hanno difeso il medico ritenuto molto preparato e corretto. Il 20 per cento di questa somma avrebbe dovuto trattenerli L’Azienda Ospedaliera.
contestata la truffa
Poi c’è la truffa perché avrebbe visitato privatamente, sempre nella Clinica Città Giardino, in assenza di autorizzazione da parte dell’ospedale mentre risultava presente in corsia. Si tratta di due visite avvenute il 19 giugno 2017 (paziente una collega che non aveva pagato) e il 27 novembre 2017 (quattro donne). Infine avrebbe visitato privatamente (senza autorizzazione) incassando dai 277 ai 437 euro a visita, l’intero ammontare dei soldi chiesti a 9 pazienti incontrate tra il 15 giugno e il 23 ottobre 2017; il 15 dicembre 2016 avrebbe svolto un’isteroscopia diagnostica (valore 500,19 euro fatta pagare come una semplice visita (230,19 euro). —
C.BEL.
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