Lo chiamavano Caneva, un capitano sui campi di calcio

BORGO VENETO. L’ultima grande impresa della sua lunga carriera è stato il campionato vinto da capitano, a 43 anni, con l’Atheste Quadrifoglio Saletto.
Matteo Canevarolo, l'odontotecnico di 44 anni morto lunedì sera sulla Padana Inferiore per un incidente in moto, non era sceso in campo nella storico spareggio vinto lo scorso 6 maggio a Ponso, contro il Montagnana, ma con 19 presenze aveva guidato la squadra da vero leader per tutta la stagione.

Anche grazie alla sua passione e al suo esempio in campo, l’Aqs (oggi Borgo Veneto) aveva meritato la promozione in Prima Categoria dopo una stagione trionfale. Caneva, il suo soprannome in campo ma anche fuori, era conosciuto soprattutto per il suo legame con il calcio, lo sport che aveva sicuramente segnato la sua vita.
Aveva militato praticamente in tutte le serie minori, facendo tuttavia delle importanti esperienze anche nel semiprofessionismo, in Eccellenza e in Promozione.

Negli ultimi dieci anni aveva militato nell’Atheste Quadrifoglio Saletto – sua storica sqaudra dal 2013-2014 all’anno scorso – ma anche nella Nova Gens di Noventa Vicentina (in Prima Categoria) e nel Merlara, dove è ritornato a giocare quest’anno. In passato aveva vestito le maglie di Porto Legnago, Legnago Salus e Monselice, e ancora Conselve e Casale di Scodosia. Era un centrale difensivo, un libero, ma che riusciva anche a giocare a centrocampo.
Quest’anno il suo Merlara sta occupando l’ottava posizione e lui aveva già collezionato 18 presenze con anche una rete. Matteo era uno di quei calciatori che sanno mettere ordine e calma, ma che sono anche capaci di dare la scossa quando il momento lo richiede. Per questo l’Asdc Merlara lo “corteggiava” da anni.
L’estate scorsa, Caneva – come lo chiamavano compagni e avversari in campo – aveva accettato la proposta del Merlara e quest’anno ne era diventato il capitano in Seconda Categoria: «I veri giocatori sanno mettere tutta l’umanità che hanno nella vita anche nel campo da calcio» è il ricordo di Pierangelo Montagna, presidente del Merlara «Matteo di umanità ne aveva tantissima, e sapeva trasferirla anche in campo. Era la semplicità fatta persona e il suo gioco rispecchiava questa dote. Calma e serenità erano le sue caratteristiche principali, ma quando serviva sapeva dare anche la scossa vincente ai compagni, soprattutto in questa squadra piena di giovani. Era il giocatore che avevamo scelto per dare equilibrio alla rosa, e non potevamo scegliere di meglio».
Domenica scorsa il libero non aveva giocato, perché reduce da un infortunio, ma aveva comunque presenziato alla vittoria per 3-1 dei suoi compagni nel campo del Pernumia. Era così comparso, quasi come beffa, nell’ultima foto di squadra, scattata proprio il giorno prima della tragedia. L’ultima, purtroppo, di una lunga carriera.
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