Lo psichiatra: "Era finito in un tunnel cognitivo"

PADOVA
. «Il ragazzo si trovava intrappolato in quello che in termine tecnico si chiama “tunnel cognitivo”: era disperato e non vedeva altra via d’uscita, se non quella di uccidersi, di scomparire. Purtroppo, non si tratta di un caso isolato: tragedie simili si verificano di frequente». Lo psichiatra Luigi Pavan, sul suicidio dello studente Stefano Toniolo, dà il suo parere di clinico. «Le cause - continua il professore - sono molteplici: culturali, sociali e ambientali.


La carriera universitaria porta con sé una grande aspettativa da parte dei familiari e la dimensione periferica, dove il successo dei figli può essere considerato come un riscatto sociale della famiglia, può essere un disagio aggiuntivo. Spesso, i giovani hanno paura dell’opinione che hanno di loro figure di riferimento importanti». Lo specialista racconta di un dramma scongiurato: «Di recente, abbiamo salvato una ragazza che aveva già programmato il suicidio; temeva il giudizio della madre».


Secondo Pavan, oltre ad una poca stima per se stessi, i giovani che arrivano a pensare al suicidio come ultima soluzione hanno anche poca conoscenza degli altri. Le vie d’uscita, invece, ci sono. «Non si deve temere di perdere la “faccia” ufficiale e si deve far sapere che, all’Università, ci sono psichiatri e psicologi pronti ad aiutare studenti in difficoltà. Il nostro ambulatorio per studenti - precisa Pavan - cura circa 200 studenti l’anno». Duecento sono tanti, sui 66 mila studenti del Bo.

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