L’Ordine degli avvocati fa causa a Carive

I 330 mila euro spariti dal conto online: «Opera di un hacker, la banca doveva vigilare. Ora restituiteci i nostri soldi»
Di Cristina Genesin
GENESIN - PROTESTA ORDINE AVVOCATI
GENESIN - PROTESTA ORDINE AVVOCATI

Ordine degli avvocati di Padova contro Carive: prima udienza il prossimo 16 gennaio davanti al giudice civile. In ballo, la restituzione di 330 mila euro “evaporati” dal conto corrente dell’Ordine professionale e la richiesta di un risarcimento per danno all’immagine di 50 mila euro. Nei giorni scorsi gli avvocati padovani hanno promosso l’azione civile dopo il fallimento di ogni trattativa con Carive (Cassa di Risparmio del Veneto, del gruppo Intesa San Paolo, già Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo) in seguito (è la tesi dell’Ordine) all’attacco di un hacker, un pirata informatico che, attraverso tre operazioni di home banking, ha trasferito all’estero i soldi, rendendoli di fatto introvabili.

Nel ricorso – redatto dal professor Massimo Franzoni di Bologna, tra i massimi esperti in materia di responsabilità civile, e dall’avvocato padovano Stefano De Micheli – si sottolinea che l’istituto non avrebbe esercitato la necessaria attività di vigilanza, autorizzando l’operato di chi aveva violato il sistema informatico senza bloccare l’esecuzione dei bonifici, ben prima di informare la tesoriera dell’Ordine, l’avvocato Carla Secchieri. E di invitarla, eventualmente, a disconoscere i codici di accesso al conto. Una trascuratezza non di poco conto – fanno capire i difensori dell’Ordine degli avvocati – nonostante l’istituto si fosse trovato di fronte a un trasferimento di contante così rilevante su altri conti correnti accesi in Polonia e in Olanda. E, pertanto, fonte di sospetto.

Carive, che potrà costituirsi fino a una ventina di giorni prima della data dell’udienza, affida ogni commento a un breve comunicato: «Come già affermato in diverse occasioni, il nostro sistema non è stato violato e non presenta problemi di sicurezza. Siamo quindi fiduciosi che questo emergerà anche nel corso della vertenza». La Banca si è sempre difesa respingendo l’ipotesi di un “assalto” al sistema.

L’inchiesta, prima avviata dalla procura di Padova per truffa, successivamente è stata trasferita alla Direzione distrettuale antimafia di Venezia competente nell’ipotesi di frode informatica. Carive è riuscita a recuperare soltanto una limitata parte del bottino, appena 67 mila euro “pescati” in Olanda attraverso i circuiti interbancari. L’istituto si era offerto di mettere a disposizione dell’Ordine i soldi spariti in un conto vincolato, in attesa dell’esito dell’indagine. L’Ordine ha insistito per la piena restituzione. Così si è arrivati al muro contro muro. E alla decisione di dare battaglia giudiziaria. «Siamo stati costretti a chiedere giustizia perché la banca non ci ha restituito i soldi. Fare la causa è un nostro diritto, ora deciderà il giudice» si limita a dire il presidente dell’Ordine degli avvocati, Lorenzo Locatelli, forte di una perizia di un importante esperto di informatica. Quest’ultimo avrebbe accertato l’intromissione di un soggetto-terzo tra il sistema informatico della banca e quello dell’Ordine.

È la mattina del 23 maggio 2012 quando la tesoriera viene allertata da un funzionario di Carive dei tre singolari bonifici. Al pomeriggio arriva una mail dall’istituto in cui si chiede il disconoscimento delle operazioni segnalate dal sistema anti-frode: la tesoriera conferma di non averle disposte. Troppo tardi: il primo bonifico è del 15 maggio per 241 mila euro versati sul conto di Siemens Health Care a una filiale olandese di Ing Direct; il secondo del 17 maggio per 99 oltre mila euro erogati sul conto di Ros Bud Pawell Konarzebsk alla filiale di Varsavia di City Bank; il terzo bonifico del 21 maggio per più di più di 99 mila euro, trasferiti sul conto di Marcus Neviadomski acceso in una filiale polacca di City Bank. Bloccato per un soffio un quarto versamento.

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