Lozzo Atestino, centauro infilzato dalla staccionata / FOTO

Bruno Pinton aveva 54 anni e viveva a Villafranca. A bordo di una moto da cross è uscito di strada in curva a Valbona

LOZZO ATESTINO. Una curva presa troppo stretta, una mancata decelerazione, forse un ostacolo imprevisto sulla strada. Qualcosa che gli ha fatto perdere il controllo della moto e lo ha fatto finire violentemente contro una recinzione in legno. È morto così ieri pomeriggio Bruno Pinton, 54 anni di Taggì di Villafranca Padovana. Percorreva a bordo di una moto Ktm da cross via Sant’Antonio, una strada che s’inerpica sul monte Lozzo. Il tragico incidente è avvenuto intorno alle 15 nel territorio comunale di Lozzo Atestino, lungo la discesa che porta direttamente al capitello dedicato a Sant’Antonio di via Rovere, nella frazione di Valbona. Quella strada, percorsa in senso contrario, porta invece alla chiesetta di San Giuseppe oppure scende nel centro abitato di Lozzo Atestino.

Bruno Pinton, motocrossista padovano con una certa esperienza alle spalle, stava affrontando la discesa assieme a un amico, che viaggiava in sella a un’altra moto da cross. La coppia aveva passato il primo pomeriggio di Pasquetta nei Colli Euganei. Non era la prima volta che affrontava questo percorso collinare. Nell’imboccare il tratto finale di via Sant’Antonio, Pinton ha perso il controllo del suo mezzo. La motocicletta da cross non ha sterzato abbastanza per evitare la recinzione in legno della villetta al civico 3. La moto e il corpo del centauro hanno letteralmente travolto lo steccato, devastandolo. Pinton ha centrato l’ostacolo all’altezza dello stomaco, riportando ferite che l’hanno ucciso nel giro di pochi istanti.

È stato immediatamente soccorso dall’amico, quindi dai residenti della via. Sul posto sono arrivati i sanitari del Suem assieme ai carabinieri della stazione di Lozzo Atestino, mentre da Padova è decollato l’elisoccorso. Per Pinton, però, quando i medici sono arrivati sul posto non c’era nulla più da fare.

«Ho ancora le gambe che mi tremano» racconta il compagno di viaggio, visibilmente colpito dalla tragedia, rimasto in via Sant’Antonio per oltre due ore assieme alle forze dell’ordine «Continuo a guardare l’orologio e non capisco nemmeno che ora è».

Il centauro cerca di capire come possa essere accaduta una simile disgrazia: «Non era la prima volta che facevamo questo percorso. Evidentemente ha tenuto la curva troppo stretta, o non ha decelerato abbastanza. Non capisco, non riesco a spiegarmelo...» ripete. L’impatto della Ktm contro la recinzione ha attirato l’attenzione dei residenti, tra i primi a soccorrere Pinton: «Abbiamo sentito la moto scendere e poi un fortissimo botto» dicono Vittorio e Lucia Panseri «Si è capito subito che un motociclista era caduto, ma mai avremmo pensato a uno scenario così terribile». Oltre al corpo di Pinton dentro al fossato, una lunga scia di sangue scendeva lungo la strada per almeno cinque metri. Lo steccato ridotto a pezzi, contribuiva a rendere la scena ancor più agghiacciante.

«Una cosa è certa» continua sicura la coppia «Quella moto non correva. Siamo abituati a sentire il passaggio di crossisti lungo questa stradina e riusciamo a capire a orecchio se corrono oppure no. Quest’uomo è stato veramente sfortunato. È una morte davvero assurda».

Sul luogo dell’incidente, dopo poche decine di minuti, sono arrivati anche i familiari di Pinton. In preda alla disperazione. Per il loro caro non c’era più nulla da fare.

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