Luca da ascoltare e da vedere

Carboni in tour con elettronica e tre schermi. Il 23 febbraio a San Biagio
Di Michele Bugliari

SAN BIAGIO DI CALLALTA. Il cantautore bolognese Luca Carboni sarà martedì 23 febbraio alla Supersonic Arena di San Biagio di Callalta (Treviso) con la terza data del suo “Pop-up Tour”, al via il 18 a Milano.

Luca Carboni, come mai un tour nei club?

«Avevo in mente di calcare spazi che normalmente sono dedicati alla musica alternativa. Mi piaceva l’idea di vivere un concerto in un luogo in cui c’è una frizione diversa da quella di un teatro, con la gente che partecipa magari stando in piedi, come noi sul palco. Ci saranno tre schermi con un racconto visivo legato ai ritmi e ai concetti delle canzoni».

La scaletta?

«Sarà un concerto molto figlio di “Pop Up”, un disco che ha tanta musica elettronica ma anche una certa energia. Stiamo lavorando con la band per portare nei club anche i brani del passato rivisitati con una chiave molto vicina al sound di questo ultimo album».

Come è nata la collaborazione con il produttore Michele Canova Iorfida?

«Michele, che è di Padova, è il produttore più bravo che c’è in Italia da dieci anni a questa parte. Quando da giovane sognava di diventare un produttore amava ascoltare i dischi che ho fatto con Mauro Malavasi: “Carboni” del 1992 e “Mondo World Welt Monde” del 1995. Ci siamo conosciuti e io l’ho consigliato a Jovanotti. Con “Fisico&Politico” finalmente abbiamo avuto l’occasione di lavorare insieme e poi abbiamo continuato con “Pop-up”. Sono particolarmente soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto insieme per l’ultimo disco perché nonostante Canova abbia prodotto tutti i dischi italiani del momento siamo riusciti a fare un lavoro con una personalità forte, che non somiglia ad altri cd. Abbiamo trovato un equilibrio tra la musica elettronica degli anni Ottanta, il periodo dei miei inizi e quella più attuale».

“Fisico&Politico” doveva essere la prima canzone di “Pop-up”, vero?

«Sì, io e Canova con questo obbiettivo abbiamo realizzato “Fisico&Politico”. Poi però abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare un disco per festeggiare i 30 anni di carriera con dei duetti e “Pop-up” è rimasto in stand by per due anni. Ho avuto il tempo per maturare meglio il disco, scrivendo anche canzoni nuove e scartandone di vecchie».

Uno dei temi del disco è molto attuale: il razzismo da superare con l’amore.

«C’è il motivo dell’attualità nonostante io non ami molto prendere i pensieri dal sociale e dalla politica, preferisco siano dei momenti molto intimi. Ci sono però delle ferite aperte che provengono dall’attualità che ce le hai dentro e perciò vengono fuori nelle canzoni».

In “Chiedo scusa” lei dice: “Chiedo scusa al mondo se non lo cambierò”.

«Il brano è ispirato a “Sotto una piccola stella” della poetessa polacca Wislawa Szymborska. Il mondo lo possiamo arricchire ma con le nostre azioni ma ci sarà sempre una parte di mondo che non riusciremo a toccare. È anche una presa di coscienza dei limiti che un uomo ha».

Nella stessa canzone lei appare anche più combattivo dicendo: “No, non seguo la scia”.

«“No, non seguo la scia” vuole principalmente dire che ognuno deve cercare di essere se stesso e non seguire per forza quello che il mondo ci impone sempre».

Quando non si dedica alla musica come nutre la sua creatività?

«Mi dedico al disegno e alla pittura e spero prima o poi di rendere pubblica questa passione. Poi, lavoro il legno».

Da ascoltatore che artisti segue?

«Ascolto di tutto, non ascolto non solo gli artisti che amo che, a parte certi cantautori italiani, sono rock band inglesi come i Radiohead e i Coldplay. Seguo la scena indipendente italiana: lo Stato Sociale, Calcutta e i Thegiornalisti di Tommaso Paradiso con cui ho scritto “Luca lo stesso”».

De Gregori ha fatto un disco con le traduzioni di Dylan. Lei tradurrebbe uno dei tuoi artisti preferiti?

«L’operazione di De Gregori è assolutamente dignitosa. A me non verrebbe di tradurre uno dei miei artisti preferiti, però mai dire mai».

Biglietti: 34,50 euro su www.fepgroup.it.

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