Lucia Pavin, la cuoca di Galliera che fa tourné negli States

È la proprietaria del ristorante «Al Palazzino», ma è stata chiamata a cucinare in alcuni club esclusivi nell’area di Boston

GELLIERA VENETA. Anche quest'anno un'altra puntata tutta americana lungo l'East Coast per la chef Lucia Pavin del ristorante Al Palazzino di Galliera Veneta, come l'anno scorso quando fu chiamata per il galà alla Boston Public Library in occasione dell'anno della cultura italiana e del trentesimo del gemellaggio tra Padova e la capitale del Massachussetts.

Nel Carnegie Abbey Club di Portsmouth, esclusivissimo sporting club del Rhode Island, ha dato buona prova di sè la cuoca padovana che da oltre 50 anni lavora in cucina. E lavora così bene da aver trasformato il suo locale come uno dei più apprezzati negli States, in particolare nell'area di Boston. Una settantina gli ospiti del club, tra loro personalità che arrivavano da tutto il New England e da New York con personaggi dell' alta finanza. Ai fornelli era insieme alla figlia Nancy, ormai habitué degli States. Fin dalle prime ore del mattino si sono messe al lavoro nelle grandi cucine della splendida sede del club, sostenute da una squadra di otto chef americani pronti a obbedire alle loro direttive.

Una giornata intera sui fornelli per realizzare dei piatti con materie prime arrivate direttamente dall'Italia: dallo spadone di Treviso all'Asiago, dal tartufo alle uova per offrire il richiesto "ovetto" marchio registrato del Palazzino. In sala il pubblico ha assaporato le pietanze, poi è arrivato il fatidico momento dell'esame per la cuoca Lucia e per Nancy, maestra pasticcera, di fronte agli ospiti. Un attimo di silenzio e gli applausi sono scoppiati fragorosi da parte dei commensali. Alla chef Lucia è stato donato un quadro con un attestato di riconoscenza. Sfinite ma soddisfatte al termine della serata, Lucia e Nancy sono state "costrette" a restare nel Club perché i commensali volevano complimentarsi personalmente e conoscerle. Poi subito al lavoro per una cena di gala in un altro storico club di Boston che aveva posto, come condizione, un patto di riservatezza e in una villa privata prima del ritorno a casa.

Con il rammarico di non aver potuto offrire l'ennesima cena all'amico Thomas Menino, ex (amatissimo) sindaco di Boston, carica che ha ricoperto per vent'anni dal 1993 al 2003, figlio di genitori italo-americani, scomparso pochi giorni fa. Un "amico" per la chef Lucia: «Abbiamo avuto l'onore di incontrarlo più volte, e nel 2003 è venuto in visita con la delegazione ufficiale a casa nostra. Era una persona stupenda, semplice e di grande umanità Con lui che questa meravigliosa città ha perso un pezzo di cuore».

Lo scorso anno Paolo Celeste, direttore dell'Ice (Istituto commercio estero) di New York, le aveva proposto di aprire sulla Fith Avenue: c'era già una grande azienda costruttrice di grattacieli disposta a investire nel progetto. Lucia, senza esitazioni, ha ringraziato ma ha rifiutato perché ci teneva a tornare in Italia: «In un momento così difficile è il nostro Paese ad avere bisogno di noi. Se tutti decidessero di andarsene, non ci sarebbe più un futuro».

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