L’ultimo albergo si converte ai profughi

Battaglia rischia di perdere la sua vocazione, il proprietario del Terme Euganee licenzia i dipendenti e apre ai migranti
Di Irene Zaino
CADONI HOTEL TERME EUGANEE CHIUSO BATTAGLIA
CADONI HOTEL TERME EUGANEE CHIUSO BATTAGLIA

BATTAGLIA TERME. Da Terme del Veneto a centro di accoglienza profughi. Potrebbe essere il triste destino di Battaglia se l’unico albergo funzionante in città deciderà - come sembra - di dare ospitalità ai migranti tratti in salvo lungo le coste della Sicilia. Si tratta dell’hotel Terme Euganee di viale Sant’Elena 34 che fa capo alla famiglia Emo Capodilista.

Per primi sono stati i lavoratori a mangiare la foglia. L’albergo, infatti, è chiuso e sono state spedite le lettere di licenziamento ai dipendenti. Inoltre c’è chi giura di aver visto movimenti con la cooperativa Ecofficina che già si prende cura degli stranieri ospitati all’hotel Al Catajo e nella struttura di via Roma. Comprensibili i timori dei cittadini. Con la crisi che incombe nel turismo termale e la situazione un po’ defilata di Battaglia rispetto alle Terme di Abano e di Montegrotto, qualche albergatore potrebbe infatti trovare più conveniente offrire spazi ai profughi che procacciarsi clienti stranieri. Per ogni persona lo Stato eroga dai 30 ai 35 euro, soldi che non finiscono in tasca ai rifugiati, ma alle cooperative o a chi ne ha in carico l’accoglienza. «Purtroppo la voce che gira a Battaglia c’è e io sto cercando di parlare con il proprietario», spiega il sindaco Massimo Momolo che conferma come i timori siano fondati. «Nel caso in cui l’unico albergo termale funzionante fosse convertito in centro di accoglienza, si farebbe un danno enorme all’identità del nostro Comune». I potenziali posti letto sarebbero un centinaio, ma per il primo cittadino la vera emergenza non riguarda i numeri delle persone ospitate o la loro presenza. «Sarebbe un colpo basso per tutta la comunità e per gli sforzi che si fanno all’ex stabilimento Inps», dice. «Da anni con la Regione stiamo cercando imprenditori interessati a rilanciare la struttura, ma se Battaglia perde la sua vocazione termale e si fa la nomea di un centro di accoglienza chi verrà mai a investire sul Pietro d’Abano? Non possiamo accettarlo e su questo c’è compattezza anche con l’opposizione. Purtroppo continuiamo a denunciare che i sindaci sono tagliati fuori e non hanno voce in capitolo sulla gestione dei profughi. La nostra cittadina è una delle poche che ha accettato di dare accoglienza, ma non può mettere a rischio la sua stessa identità».

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