«Lusi deve restituire i 13 milioni rubati»

C’è una solidarietà trasversale che impedisce alla Guardia di finanza di mettere le mani sui documenti contabili della Margherita, il partito sciolto e confluito nel Pd, cui l’ex tesoriere Luigi Lusi ha sottratto 13 milioni di euro. Ieri il presidente del Senato Schifani ha bloccato le «fiamme gialle», ma l’inchiesta della magistratura va avanti. A segnalare il clamoroso scandalo è stato il nucleo di vigilanza della Banca d’Italia, messa in allerta dai bonifici bancari verso il Canada, tutti sprovvisti di una adeguata copertura contabile e con causali di fantasia. Una vera fuga di capitali all’estero: da qui la segnalazione alla Procura che ha aperto l’inchiesta che ha sollevato il velo al clamoroso furto dei 13 milioni. Soldi del contributo pubblico ai partiti versati dallo Stato alla Margherita, sciolta dal 2007 quando il congresso decretò la fusione e la nascita del Pd, mettendo fine alla gestione di Francesco Rutelli, poi passato all’Api.
A vent’anni esatti da tangentopoli, il giudizio dell’opinione pubblica è addirittura peggiorato. E l’antipolitica ha raggiunto livelli record. Come mai? La verità sta nei numeri. Fatti i conti, dalle politiche del marzo 1994 a quelle del 2008, le forze politiche italiane hanno incassato la bellezza di 2,25 miliardi di euro. Di cui quasi un miliardo con le tornate elettorali del 2006 e 2008. Per essere chiari 2,25 miliardi di euro sono 5.500 miliardi di vecchie lire, una cifra spaventosa.
Senatore Paolo Giaretta, lei conosce bene Luigi Lusi: come segretario regionale della Margherita lo ha candidato in Veneto. Come andò?
«Sì, Lusi fu imposto da Rutelli e dal partito di Roma, a farne le spese nel 2006 fu Margherita Miotto. Poi qui al Senato abbiamo lavorato nella stessa commissione Bilancio. Il Pd ha fatto quello che poteva appena è esploso lo scandalo, ma io chiedo che vengano attivate tutte le procedure perché quei 13 milioni tornino in Italia. Le rogatorie internazionali consentono il sequestro preventivo dei beni. Anzi, quel tesoro rubato va poi devoluto per finanziare 100 borse di studio di giovani ricercatori».
Senatore, la domanda che corre sulla bocca di tutti è una sola: possibile che nessuno si sia mai accorto di nulla?
«Le responsabilità sono tante e una va addossata anche al Pd che nel 2007, quand’è nato, ha bocciato la proposta di Veltroni che voleva fondere i bilanci Ds e Margherita. Il Pd dispone di risorse nuove, i soldi delle primarie e il rimborso elettorale, mentre i vecchi partiti non sono morti come entità giuridica e hanno salvato il loro patrimonio. I Ds hanno un vero tesoro immobiliare e molti debiti, mentre la Margherita ha una liquidità assurda e zero debiti. Quello fu il primo errore».
Parisi però sostiene di aver votato contro i bilanci di Lusi: possibile che nessuno abbia mai fatto una segnalazione?
«Chi ha approvato il bilancio o ha fatto finta di non vedere oppure c’è qualche altro mistero da svelare: come si fa ad approvare un documento contabile che presenta come voci di spesa 500 mila euro per il sito internet della Margherita mai realizzato?. Quando si accende il computer compare una pagina bianca. E poi c’è la voce di 1 milione e 200 mila euro per pranzi elettorali: ma hanno invitato al ristorante mezza Roma?»
E allora com’è andata secondo lei?
«Com’è andata veramente lo stabilirà la magistratura. Vanno accertate le esatte responsabilità individuali perché siamo di fronte ad un fatto gravissimo, che non ha precedenti nella storia politica italiana. Una pagina terribilmente nera, che mina alla fondamenta la fiducia del cittadino verso la politica. Questo è un triplice furto: di legalità, di denaro pubblico e di voglia di partecipazione. Chi ha versato 1 euro alle primarie è stato truffato, non basta capire e indignarsi ma vanno introdotte le modifiche per evitare che scandali analoghi si ripetano. Infatti tutti i partiti sciolti in realtà continuano a ricevere rimborsi elettorali dallo Stato».
C’è chi mette in discussione l’opportunità di tenere in vita il meccanismo del rimborso elettorale: lei che ne pensa?
«L’Italia non è l’America che elegge i presidenti con le convention finanziate dalle lobbies. Nella nostra costituzione si assegna un ruolo fondamentale ai partiti, che sono le colonne della democrazia. E’ una scelta giusta che va difesa, ma i partiti debbono diventare trasparenti e presentare bilanci veri con un rendiconto oggettivo e analitico di tutte le spese. Allegare le fatture e gli scontrini e mettere fine all’opacità. I bilanci vanno poi certificati da revisori indipendenti come per le aziende, visto che i soldi arrivano dallo Stato. E va messo un divieto all’acquisto degli immobili».
Senatore Giaretta, in 14 anni Forza Italia, l’Ulivo, An, i Ds, Rifondazione, Udc, Margherita, Lega Nord e Idv hanno incassato 2 miliardi e 225 milioni di euro. La «casta» incide nel deficit pubblico con un peso insostenibile...
«La democrazia ha i suoi costi, a meno che non si voglia dare mano libera alle lobbies e alla corruzione. Credo che si possa ridurre il rimborso elettorale, ma siamo in linea con la media Ue. Le indennità dei parlamentari sono state tagliate del 30 per cento, ora possiano porre fine allo scandalo dei partiti defunti de facto ma tenuti in vita dai tesorieri per incassare i rimborsi».
Ma c’è la volontà politica di approvare la riforma?
«La parentesi del governo tecnico durerà fino al 2013 e quindi i partiti possono approvare tre riforme fondamentale: la nuova legge elettorale che consenta al cittadino di scegliere il candidato e la coalizione. Va poi approvata la riduzione del numero dei parlamentari e superato il bicameralismo con la trasformazione del Senato nella camera delle regioni. Infine, i costi della politica vanno riportati in sintonia con la coscienza del cittadino, che si sente derubato».
Il suo giudizio su Lusetti?
«Mi ha colto di sorpresa, la sua storia politica non lasciava certo presagire uno scandalo del genere. Insomma, non ha il curriculum di Felice Maniero, ma di un bravo avvocato cresciuto negli scouts. E quindi mi chiedo perché abbia deciso di rovinarsi, di perdere la sua onestà. Certo, 13 milioni di euro sono tanti, ma dalla magistratura aspetto la verità».
Albino Salmaso
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