Magazzini Generali Sartori va a giudizio per la truffa all’Ue

di Carlo Bellotto
Svolta sull'inchiesta per la truffa all'Unione Europea che coinvolge i Magazzini Generali. Ieri si è svolta l’udienza preliminare davanti al giudice Lara Fortuna (pm Vartan Giacomelli). L’allora direttore generale Renzo Sartori è stato rinviato a giudizio: il processo è stato fissato per l’8 marzo. Secondo l’accusa un articolato intreccio di società pronte a incassare fondi europei tramite le regioni Veneto e Puglia o il ministero dello Sviluppo. Ben 400 mila euro, per la maggior parte incamerati, per un'altra parte, non ancora liquidati destinati a 4 progetti. Assieme a Sartori vanno a giudizio il legale rappresentante e liquidatore del consorzio Cesfo scarl Stefano Ziroldo e Giuseppe Cinquina, amministratore unico della Ad.Est.E srl. Rito abbreviato invece per Fabio Di Nuzzo ex presidente del Cda di “Dieffe Scarl”, il presidente del Cda nonché amministratore delegato di K Communication srl Alberto Raffaelli, il vicepresidente di Dieffe Federico Pendin, la dipendente di Magazzini Generali Alessandra Guarise. Per questi ultimi ieri pomeriggio c’è stata la requisitoria del pm Giacomelli e l’udienza è stata rinviata per le conclusioni al 12 gennaio. E’ dell’ottobre scorso l’udienza nella quale ha patteggiato un anno, senza sospensione condizionale oltre a 500 euro di multa, il consulente ravennate Paolo Bendinelli, finito nei guai in qualità di «rendicontatore» per le varie aziende richiedenti i finanziamenti. Ma era stato il suo dettagliatissimo esposto ad innescare le perquisizioni della Guardia di finanza e l’inchiesta della Procura.
A giudizio della pubblica accusa, sotto l'attenta regia dei Magazzini Generali - all'epoca «governati» dal direttore generale (ed ex presidente) Renzo Sartori, uomo di provata fede ciellina - si dipanava un intreccio di Scarl, Srl e Spa pronte a manovrare abilmente la contabilità cartacea. Era costruita ad hoc per incassare i finanziamenti europei che transitavano tramite le Regioni Veneto e Puglia o il Ministero dello Sviluppo.
Si tratta di 400 mila euro, per la maggior parte incamerati, per un'altra non ancora liquidati. Soldi destinati a quattro progetti di logistica, interportualità e «apertura» ad Est. Ma gestione e rendicontazioni tutt’altro che impeccabili, secondo le risultanze dell'inchiesta-ter che ha portato alla ribalta la galassia della Compagnia delle Opere.
Il faldone depositato del pm Giacomelli (che ha «ereditato» l’inchiesta avviata dalla collega Antonella Toniolo) ora genera il processo per sette indagati. Ma anche la citazione a giudizio (per illecito amministrativo come prevede la legge 231 del 2001) a carico della società Interporto Padova: ha incorporato Magazzini Generali,ente fondato nel 1931 e fino a prima della fusione per incorporazione controllato al 57% dal Comune. Citata anche Log System, la scarl «parallela» di Magazzini Generali.
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