Maniscalco muore carbonizzato in casa

GALLIERA VENETA. Ha provato a scappare, a mettersi in salvo dalla furia delle fiamme. Ma non ce l’ha fatta.
È svenuto a causa del fumo che gli ha avvolto i polmoni; in pochi secondi il suo corpo è stato inghiottito dall’incendio divampato nella sua casa, in via Crò Durigon, al civico 5A, una piccola laterale di via Boiago a Quinto di Treviso.
Ieri mattina i vigili del fuoco hanno trovato il cadavere carbonizzato di Baldovino Bigolin, classe 1957, originario di Galliera Veneta, di professione maniscalco e fabbro, oltre che proprietario di cavalli. Era riverso a terra, in salotto, vicino all’uscio di casa. La porta era chiusa dall’interno, nessun segno di scasso. Ecco perché gli inquirenti hanno subito inserito questa tragedia nel “registro” delle disgrazie. Nessuno gli voleva male. Era un uomo taciturno, solitario, con una storia familiare complessa, ma «nessuno poteva volergli male», ripete chi lo conosceva. Lavorava il ferro, la sua bravura nella lavorazione dei metalli era notissima nel mondo dell’equitazione. E Baldovino i cavalli li amava moltissimo.

Forse è stata proprio la passione per il suo lavoro a essergli fatale: tra le ipotesi al vaglio dei carabinieri, intervenuti insieme ai vigili del fuoco, c’è la possibilità che l’incendio sia divampato nell’enorme ricovero attrezzi adiacente la sua casa: trecento metri quadrati riempiti di ogni sorta di oggetto, un piccolo museo del mestiere di fabbro.
Non è rimasto nulla. Le fiamme, divampate alle 5 del mattino, hanno spazzato via tutto. Sono stati alcuni automobilisti che percorrevano la tangenziale i primi a dare l’allarme. Si vedeva una colonna di fumo alzarsi dalla campagna tra Treviso e Quinto. I vicini invece sono stati svegliati poco dopo dal trambusto delle autobotti, che si sono infilate nella sottile lingua d’asfalto che è via Crò Durigon pochi minuti dopo la chiamata al 115.
I vigili del fuoco hanno subito messo in sicurezza l’area, spegnendo in men che non si dica l’incendio divampato nella casa: è dalle ceneri dell’abitazione che è emersa la sagoma di un cadavere carbonizzato. Prima lo choc, poi la puntuale verifica che non ci fosse nessun altra persona deceduta. Il lavoro poi si è spostato verso il ricovero attrezzi dove era accatastato materiale potenzialmente pericoloso. Tutti gli animali di Baldovino Bigolin sono stati salvati. Durante le operazioni di soccorso risuonava lo stridulo gridare delle bestie, terrorizzate per quanto avvenuto. Sulle cause dell’incendio, escluso il dolo, c’è riserbo da parte degli investigatori.
Sarà l’autopsia sul corpo della vittima a fare chiarezza: la posizione in cui è stato trovato il cadavere lascia intendere che Baldovino Bigolin abbia tentato di fuggire alle fiamme.
Ha avuto un malore mentre lavorava? Si è addormentato con una sigaretta accesa? Le domande senza risposta sono molte. L’esame autoptico disposto dalla Procura, che ha aperto un’inchiesta sulla tragedia, offrirà alcune risposte che però in alcun modo riusciranno ad attenuare il dolore dei figli e degli amici della vittima. Ieri mattina lungo via Crò Durigon era un viavai di parenti, amici, vicini di casa, che non si capacitavano di quanto potesse essere accaduto nella notte. Sul posto è giunto anche il sindaco di Quinto, Mauro Dal Zilio. Fondamentale sarà determinare il punto di innesco delle fiamme.
Bigolin aveva lasciato Galliera dopo la fine del suo primo matrimonio (da cui erano nati tre figli). La moglie si era stabilita a Tombolo con i figli, lui a Quinto di Treviso dove ha gestito anche un’attività di maneggio. Otto mesi fa era finito anche il rapporto con la seconda compagna, da cui aveva avuto un altro figlio.
I suoi cavalli tra il 2010 e il 2011 avevano ottenuto brillanti risultati. Bigolin li amava moltissimo. Il suo funerale sarà fissato dopo l’autopsia.
Fabiana Pesci
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