Massanzago, la figlia prova a svegliarlo ma papà era morto nel sonno

Massanzago. Ha accompagnato all’alba la moglie al lavoro, insieme alla figlia, e poi si è coricato, per riposare. A mezzogiorno la giovanissima è andata a svegliarlo, ma papà non rispondeva: se n’era andato, per sempre, e a nulla sono serviti i soccorsi.
Alessandro Giacomelli aveva solo 44 anni. Lascia la moglie, Vittoria Statii, e una figlia che compirà 17 anni a novembre. Viveva con la sua bella famiglia in viale Roma, nella frazione di Sandono, a Massanzago. Calciatore talentuoso in gioventù, aveva superato un provino con il Padova. Poi, nel 1997, l’incidente che gli ha segnato l’esistenza: «Papà era in sella alla sua moto, andava piano, gli hanno tagliato la strada».
La sentenza dei medici fu chiara: non avrebbe più potuto correre, le scarpe da calcio andavano appese al chiodo, per sempre.
«Gli dicevano anche che non avrebbe più potuto camminare» racconta la figlia «ma lui ha avuto una forza di volontà straordinaria, non si è dato per vinto. Aveva una invalidità dell’80% e quindi rimaneva a casa con me, mamma al lavoro e noi due insieme: sono cresciuta con lui, mi ha fatto maturare, ed ora lo sento presente, ovunque, in quello che penso, in quello che faccio». È stata lei a scoprire il corpo senza vita del padre: «Sabato ci siamo svegliati presto, alle 5, e abbiamo accompagnato mamma al lavoro, lo facevamo sempre. Da giorni papà aveva dolori alla gamba e faticava a dormire, le medicine toglievano il dolore, ma anche il sonno. Rientrati, è tornato a letto, e così ho fatto anch’io. Mi sembrava tranquillo, sereno». A mezzogiorno papà e figlia sarebbero dovuti andare a riprendere mamma: «Noi tre eravamo un’anima sola, legati, vicini, in simbiosi. Mi sono avvicinata a papà, ma non rispondeva. Gli ho detto: “Svegliati, svegliati”. Ma niente. Allora ho chiamato l’ambulanza». I medici non hanno potuto che constatare il decesso: l’uomo è stato vittima di un infarto.
La figlia affronta il dolore: «Una parte di me sente la mancanza, la ferita. Un’altra parte, invece, prova una sensazione diversa, una consapevolezza: papà è con me, è qui, in tutto quello che sono». Al fianco della ragazza c’è la mamma e moglie. «Era un marito e un papà perfetto, pieno di attenzioni, di coccole, e mi ha lasciato una figlia bravissima» è il ricordo di Vittoria. Lei e Alessandro si fidanzarono 19 anni fa, pochi anni dopo sarebbe nata la figlia. «Amava il calcio, gli piaceva la Juve, non ha mai voluto parlare dell’incidente, era una vicenda che lo aveva fatto soffrire tanto. Non c’era» continua la compagna di una vita «persona più brava di lui, abbiamo fatto tante cose insieme. Mi lascia un grande ricordo e un grande vuoto». Alessandro conviveva con dei dolori, ma nulla lasciava immaginare una fine così improvvisa: «Non ci pensavamo neanche» conclude la moglie «certo, aveva male alla gamba, alla schiena. Ma alla fine è stato il suo cuore a fermarsi». —
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