Massimiliano Turi: "Mio fratello Valerio non può essere stato ucciso solo per rapina"

Il caso del trentatreenne di Monselice le ammazzato in Ecuador con 28 coltellate. "Credo nella giustizia e confido nel lavoro delle autorità. Io stesso sto andando a fondo. Ho consegnato agli investigatori materiale molto importante"
Massimiliano Turi
Massimiliano Turi
PADOVA. "Non può essere stata una semplice rapina, qui c'è qualcosa di molto più grosso dietro. Mio fratello stava tentando di ingrandire la sua azienda, cercava finanziamenti e forse li aveva anche trovati. Io temo che, inconsapevolmente, abbia pestato i piedi a qualcuno". Massimiliano Turi, fratello di Valerio, il trentatreenne originario di Monselice ucciso con 28 coltellate nei giorni scorsi in Ecuador, passa all'attacco, pretende chiarezza e invoca giustizia.


Il corpo martoriato di Valerio Turi è stato trovato il 25 agosto in un dirupo nella zona di Santo Domingo de Los Tsachilas. Dal novembre scorso l'uomo era sposato con Alina Lilian Arreaga Arias, detta Eliana. I due vivevano a Guayaquil.


Turi in Ecuador aveva fondato l'Accademia Italiana, un istituto frequentato da chi vuole imparare la nostra lingua. Prima di lasciare casa - nella prima metà di agosto - aveva detto al suocero di essere diretto a Quito, la capitale, per cercare i finanziamenti necessari ad aprire una seconda sede della scuola.


"Credo nella giustizia e confido nel lavoro delle autorità", dice oggi il fratello Massimiliano. Che aggiunge: "Io stesso sto andando a fondo. Ho consegnato materiale molto importante agli investigatori. Spero che a breve ci possano essere sviluppi".


I parenti di Valerio Turi stanno valutando se raggiungere Guayaquil, dove molto probabilmente sarà celebrato il funerale.

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