Materne e nidi, crollo delle iscrizioni

I dati finali relativi alle iscrizioni alle prime classi delle scuole materne (3-5 anni) e agli asili nido (0-3) raccolti dalla Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) parlano chiaro. In tutta la provincia il calo delle iscrizioni alle materne è pari al 12%, mentre quello agli asili nido è addirittura del 25,6%. Un dato in netto calo che, in passato, non si era mai visto.
Scuole dell’Infanzia
Nell’anno scolastico in corso gli iscritti sono 14.419, suddivisi in 637 sezioni, con 269 disabili, 1865 figli di genitori senza cittadinanza italiana e 385 senza l’insegnamento della religione cattolica. Alle materne dell’anno scolastico 2018-2019 si sono iscritti 12.593 bambini, pari a meno 12.6%.
Asili nido
Nei 46 nidi attuali, con 1217 posti accreditati, gli iscritti sono 1.199, mentre quelli che si sono iscritti, alla data di scadenza del 6 febbraio, all’anno 2018-2019 sono 892, con il drastico calo del 25,6%. In pratica i genitori, per la prima volta, non hanno iscritto all’asilo un bambino su quattro. In calo anche gli iscritti alle sezioni primavera (quelli che hanno dai due ai tre anni). Attualmente sono 388. Per il prossimo anno si registrano solo 318 iscritti, un -18%. In totale la Fism ha calcolato che, mentre oggi gli iscritti sono 16.006, per il prossimo anno saranno solo 13.803. Gli occupati, attualmente, tra docenti, personale Ata ed educatori sono 1850, tra cui 1200 insegnanti.
L’analisi
«Purtroppo il pesante calo deve essere messo in relazione con la presenza dei così tanti genitori “no vax” anche e specialmente nelle scuole paritarie, che, con in nuovi dati, è destinato ad andare oltre la percentuale del 3%» osserva Ugo Lessio, presidente della Fism. «In gran parte sono i genitori che hanno già annunciato per il prossimo anno scolastico l’istituzione ad hoc di scuole per le famiglie che la pensano come loro e, quindi, riservate ai duri ed ai puri che non intendono vaccinare i propri figli».
La crisi
Scontato un riflesso pesante sulla tenuta occupazionale dei docenti e non docenti, che già adesso viene preso in seria considerazione dai sindacati e in particolare da Manolo Baio, della Flc-Cgil, che propone contratti di solidarietà all’interno della categoria visto che ci sarà a rischio il 10% degli occupati. In pratica rischiano di tornare a casa ben 185 tra docenti e non docenti. «Per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, con i sindacati abbiamo sempre avuto una buon rapporto e siamo già disponibili ad eventuali contratti di solidarietà laddove sarà necessario» aggiunge Lessio.
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