Maxi prestito per l’albergo ma è un raggiro alla banca

Chiesto il processo per truffa per otto manager che avevano ottenuto un prestito da 2,6 milioni al Monte dei Paschi presentando falsi documenti. Rate mai pagate
Di Alice Ferretti
MARIAN - NUOVE INSEGNE ANTONVENETA MARIAN - NUOVE INSEGNE ANTONVENETA
MARIAN - NUOVE INSEGNE ANTONVENETA MARIAN - NUOVE INSEGNE ANTONVENETA

Nella stagione in cui le banche sono nel mirino di clienti e risparmiatori, qualche volta la ruota gira al contrario. E a rimetterci i soldi, in qualche raro caso, è l’istituto di credito. Così almeno è accaduto a Monte dei Paschi di Siena, all’epoca dei fatti semplicemente Antonveneta, oggi parte civile in una vicenda penale che rischia di finire a processo per aver erogato un mutuo di 2.600.000 euro senza mai aver incassato una rata.

Il pubblico ministero padovano Marco Peraro ha chiesto il rinvio a giudizio di otto tra amministratori di fatto e di diritto di due società immobiliari con sede a Padova e di prestanome, contestando a vario titolo il concorso in truffa aggravata per aver provocato un danno di rilevante gravità, in bancarotta documentale e fraudolenta per 495 mila euro, in alcuni reati fiscali (evasione dell’imposta sui redditi e distruzione dei documenti fiscali), infine in falso. Sul banco degli imputati Paolo De Rossi, 60 anni di Padova in via Fiume, amministratore di diritto della società immobiliare La Collina del Sole e di fatto della società Terraglio srl entrambe con sede sede in città in via Tazzoli 13/A (avvocato Giuseppe Vio); il prestanome Emilio Soligo, 60 di Vedelago (Treviso) in via Soligo (avvocato Gino Zambianco); l’amministratore di fatto de La Collina del Sole Renato Allegro, 67 di Padova in via Tazzoli, oggi irreperibile in base al decreto emesso dal pubblico ministero del 16 gennaio scorso (avvocato Alessio Lambertini); l’amministratore de La Collina del Sole e anche di Immobiliare Europea srl Valter Nardo, 67 di Padova in via Fornaci (avvocato Leopoldo Giori); il collaboratore Antonio Finato, 63 di Mestrino in via Ungaretti; il collaboratore Ezio Carlon, 80 anni di Villa del Conte in via Marconi (avvocato Stefania Martin) e l’architetto Enzo Olivotto, 78, di Longarone (Belluno) in via Vittime del Vajont (avvocato Maurizio Paniz).

Tutto inizia nell’ottobre 2011 quando Emilio Soligo, in qualità di amministratore della società Immobiliare Europea srl, ottiene il mutuo milionario da Antonveneta. Il motivo? Ristrutturare l’hotel Corinna a Forno di Zoldo nel Bellunese, in parte conservando la destinazione alberghiera, in parte trasformandolo in residence. Ma per incassare i soldi, è necessario trasmettere dei documenti a conferma dell’operazione. E così viene fatto con il deposito di una serie di atti risultati compilati a tavolino e falsi. Atti che avrebbero visto il coinvolgimento di Nardo; De Rossi, Finato, Soligo e Olivotto. Alla banca vengono spediti la domanda presentata per ottenere il permesso di costruire e di realizzare i lavori di modifica con tanto di timbro (falso) del Comune di Forno di Zoldo datata 16 giugno 2011; la determinazione comunale in merito a quella domanda su carta intestata del Comune di Forno con data (5 agosto 2011) per simulare l’avvenuta istruttoria del permesso a costruire e l’imminente rilascio dell’atto; la copia del (falso) permesso di costruire datato 7 ottobre 2011; l’elaborato tecnico firmato dall’architetto Olivotto corredato da altri timbri del Comune di Forno, tra cui quello relativo all’approvazione del progetto, firmato dal responsabile dell’Urbanistica; infine sei proposte di acquisto per evidenziare che si trattava un investimento redditizio.Nel frattempo l’Agenzia delle Entrate avvia delle verifiche fiscali nei confronti de La Collina del Sole e di Terraglio srl. E si scopre - almeno stando alle risultanze dell’inchiesta – che gli amministratori De Rossi e Allegro non hanno presentato quanto alla prima la dichiarazione relativa alle imposte sui redditi per il 2011, evadendo l’Ires per 632.500 euro; quanto alla seconda la dichiarazione per il 2009 con un’evasione di 92.654 euro. In più avrebbero distrutto documentazione contabile per rendere difficile ogni verifica. Situazione complessa che ha indotto la procura a chiedere il fallimento dell’immobiliare La Collina del Sole, pronunciato con sentenza dal tribunale il 24 febbraio scorso. Da qui la successiva contestazione del reato di bancarotta. Ora la parola passa al gup Cristina Cavaggion che si pronuncerà sulla richiesta di spedire tutti a processo il prossimo 26 ottobre.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova