Maxi-raggiro da 65 milioni nel fotovoltaico

La truffa corre con l’energia delle fonti rinnovabili. È quella scoperta dalla Guardia di Finanza e dalla Corte dei Conti di Venezia. Smascherati otto imprenditori italiani e tedeschi che si sono messi in tasca 65 milioni di euro di contributi pubblici erogati per la produzione di energia da fotovoltaico.
A loro, in realtà, non spettava nemmeno un cent. Del valore di quei contributi la Finanza ha sequestrato beni per un totale di 45 milioni di euro. Per 5 anni le società al centro della truffa hanno avuto sede legale nello studio di avvocati e dottori commercialisti “Roedl Partner” di via Rismondo 4 a Padova. Lo studio non è indagato.
L’indagine è incentrata sulla società “QCII Basilicata”. A questa sono legati gli otto imprenditori, tra italiani e tedeschi, ritenuti i responsabili della truffa. A scoprire il meccanismo è stata la Polizia economico finanziaria di Bolzano che li ha denunciati, insieme ad altre 52 persone, per truffa aggravata ai danni dello Stato alla procura di Matera.
La società ha prima realizzato un mega parco voltaico grande quanto 40 campi da calcio e poi subaffittato 246 porzioni dello stesso ad una quarantina di società create ad arte dagli stessi soci della QCII Basilicata. In questo modo sulla carta esistevano società che gestivano piccoli parchi di potenza entro i limiti imposti dalla legge per ottenere i contributi dal GSE (Gestore Servizi Energetici), cioè la società creata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per incentivare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
L’avvio dell’accertamento è scattato dopo che a Bolzano era giunta nel 2016 una richiesta di rimborso dell’Iva da 40 società, tutte con nomi simili e con sede a Matera, domiciliate in uno studio di commercialista nel capoluogo altoatesino.
Dall’indagine è emerso che tutte erano riconducibili alla “Qcii Basilicata”, con azionisti italiani e tedeschi. La società aveva acquistato nel 2008 nove parchi fotovoltaici in provincia di Matera, dei quali sei con potenza superiore a un megawatt e tre oltre i 100 kilowatt, per una superficie totale di 290 mila metri quadrati.
Questi nove parchi erano stati «spezzettati» in 246 impianti di potenza inferiore ai 50 Kw e affittati alle 40 società partecipate, con sede dapprima nello studio di Padova e poi a Bolzano. Attraverso dichiarazioni inviate al GSE, la Srl ha potuto così incassare gli incentivi «Conto Energia» e «Ritiro dedicato» destinati ai piccoli impianti fotovoltaici. Il denaro poi rientrava alla capogruppo, mascherato da canone d’affitto. A Matera procede la Magistratura ordinaria a Venezia e a Bolzano quella contabile.
«Il nostro sospetto è che si tratti della punta di un iceberg, e che altri casi di contributi “a pioggia” siano stati dispersi».
Lo ha affermato il Procuratore regionale della Corte dei Conti del Veneto, Paolo Evangelista. «È triste constatare che anziché attrarre fondi esteri sulla “green economy”, le regole e i meccanismi abbiano causato distrazioni di fondi pubblici nazionali». –
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