Maxi-truffa alla Velo: la mente di Cittadella in carcere, i due presunti complici ai domiciliari

L’imprenditore Antonio Velo e l’ex amministratore delegato della Velo spa di Altivole (Tv) Marco Rossini agli arresti domiciliari. In carcere Marco Moretti, 45 anni, di Cittadella, coamministratore della Tmd Gmbh di Berlino: secondo la Procura, sarebbe l’ideatore della truffa da oltre 5 milioni e mezzo di euro costruita su un giro di leasing fasulli. Sullo sfondo, 3 indagati per estorsione: Velo, sua figlia Loretta e Luca Bacchiega. Secondo la Procura, avrebbero minacciato Rossini per far “rientrare” in azienda 2 milioni e mezzo di euro frutto della truffa, denaro che Rossini, dopo la separazione da Loretta Velo, si era trattenuto. Le manette ai polsi di Moretti sono scattate alle 23 di giovedì, quando è rientrato da un viaggio in Corea. Per Velo e Rossini, invece, il giudice per le indagini preliminari ha disposto i domiciliari, configurando il rischio della reiterazione del reato. Il meccanismo della truffa, messo in piedi nel 2009, si basava su leasing “fantasma”: finte compravendite di macchinari industriali (a volte inesistenti, altre riverniciati per farli sembrare nuovi) per ottenere liquidità. In pratica la Velo cedeva, sulla carta, vecchi macchinari alla società di Moretti (una vera e propria cartiera) che, dopo un rapido maquillage, li rivendeva alla Velo attraverso società di leasing, a un prezzo maggiorato da 4 a 16 volte. Tutto il giro avveniva senza che il macchinario si muovesse dall’azienda, se non con macchinari inesistenti. Spesso a quelli vecchi veniva applicata semplicemente un’etichetta nuova. E, come nuovi, avevano un valore ipotetico decisamente superiore: in questo modo l’incasso dalle società di leasing lievitava. A quel punto Moretti “restituiva” alla Velo i soldi incassati per la cessione dei macchinari, trattenendosi una somma tra il 6 e l’8%.
Le fatture inesistenti a società compiacenti (già finite nelle precedenti indagini) servivano alla Velo per giustificare le entrate ottenute dai leasing fasulli. Sei le società di leasing truffate (tra queste Crédit Agricole Italia, Fortis Lease, Ubi Leasing) con 11 contratti per l’acquisto di 15 macchinari, del valore di circa sei milioni e mezzo di euro. Il giro di false fatture, complessivamente, arriva a 26 milioni di euro.
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