Mazzei giunto dalla Germania proprio per incontrare Allia
La sparatoria di Bagnoli: gli investigatori cercano l’origine del patrimonio della famiglia dell’omicida L’avvocato del calabrese ucciso sabato scorso dice invece che era in Italia per incontrare il figlio

BAGNOLI. Una storia di soldi. Una storia che non può aver radici in un semplice contratto di lavoro ancora non rinnovato, ma che parte da più lontano. Tanto che la vittima rimasta freddata sul campo – Francesco Mazzei, calabrese 38enne con qualche precedente per maltrattamenti all’ex moglie – era arrivato dalla Germania. Per quale ragione? Per incontrare Benedetto Allia, il suo assassino? O per motivi familiari come sostengono i parenti?
«La famiglia sottolinea come Francesco sia sempre stato un bravo ragazzo dedito al lavoro anche se aveva avuto qualche piccolo problema. Era in Veneto per vedere il figlio ed è stato ucciso in modo ignobile, senza alcuna colpa. Aspetteremo l’esito dell’indagine con molta dignità» sono le parole dell’avvocato Maurizio Milan del foro di Verona che parla a nome e per conto della famiglia. Ma i carabinieri del Nucleo investigativo di Padova – coordinati dal pm padovano Maria D’Arpa – fanno ben altre ipotesi. Tra queste, l’ipotesi che Francesco Mazzei abbia lasciato Essen, città tedesca dove viveva e lavorava come cuoco in un ristorante – per andare proprio a quell’appuntamento fatale. Anche se tutti i membri del suo grande “clan” familiare hanno confermato che era arrivato nel capoluogo scaligero una settimana prima della morte, ospite di parenti, come ha ribadito il cugino Gianluca Mollica. Quest’ultimo ha riferito: «Mercoledì ci ha salutato dicendo che sarebbe andato a trovare l’amico Vincenzo
(Yassine Lemfaddel, il marocchino rimasto ferito)
. Sarebbe dovuto tornare a Verona sabato». Invece quel sabato è stato ammazzato da uno o più colpi esplosi con un fucile a canne mozze, e di spalle, da Benedetto Maria Allia, ora in carcere per omicidio volontario, tentato omicidio e ricettazione dell’arma. Secondo sempre i parenti, quando Francesco era in visita al figlio si fermava una decina di giorni (il ragazzo ha 16 anni e vive con la madre in un paese ai piedi della Valpolicella). E allora, perché allontanarsi per tre giorni? Che cosa era andato a fare con l’amico Vincenzo a Bagnoli, nel capannone in via Sesta Strada, palcoscenico del delitto? Al momento il nordafricano (ferito e ricoverato in ospedale) è piantonato 24 ore su 24. Nessun provvedimento restrittivo, eppure due militari sono fermi davanti alla sua stanza. Il che ha tutta l’aria di una forma di protezione. Altro filone che i militari stanno esplorando, la ricchezza accumulata dagli Allia. Il capofamiglia sta scontando una condanna per omicidio a Vicenza dove è stato trasferito in quanto coinvolto nell’inchiesta sulla corruzione della polizia penitenziaria nel carcere Due Palazzi. Tuttavia la famiglia non ha problemi di soldi: Salvatore (che aveva conosciuto in carcere “Vincenzo”) è titolare della S.M.A, il figlio della L.B.. Due ditte, un’unica sede e un capitale sociale di 900 euro ciascuna. In più, non mancherebbero immobili e terreni, tutto targato Allia.
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