Mazzette al catasto, altri indagati

Il figlio di Fabrizia Begelle, Alessandro Nardo, 41 anni, è indagato per ricettazione. La procura gli contesta alcuni versamenti di poche centinaia di euro sul suo conto corrente postale. Secondo gli inquirenti sarebbero i proventi della mazzette intascate dalla madre (entrambi sono assistiti dall’avvocato Valentino Menon) come impiegata del catasto. Inoltre, indagati in concorso con la Begelle, per corruzione ci sono 4 professionisti: Ermanno Bertelle, 39 anni di Noventa Vicentina, geometra, Amerigo Bertaggia, 54 anni di Saccolongo, architetto, Mario Priante, 40 anni di Abano, geometra, Romeo Scapin, 41 anni di Cittadella, geometra. Sarebbero stati sorpresi a lasciare la mancia - che lei chiedeva - per velocizzare il rilascio di alcune pratiche. Una copia di frazionamento in originale o un estratto di mappa costa dai 40 ai 50 euro tra bolli e diritti, inoltre se il documento lo richiedi oggi, vai a ritirarlo tra 4-5 giorni. Perché allora non dare 10 o 20 euro all’impiegata, che poi, era lei a chiederli e ritirare tutto subito con un maxi sconto? «Tutti sapevano che con lei funzionava in quel modo», hanno dichiarato due professionisti (dei quattro ora finiti nei guai) sentiti in merito ai fatti. Per geometri e architetti, alle prese ogni giorno con mille cose da fare, attendere ore all’ex catasto era un’agonia e quindi accettavano le richieste dell’impiegata e se ne andavano con la carta richiesta. La voce è che molti le lasciavano i soldi e i 4 odierni indagati hanno avuto la sfortuna di essere stati sorpresi nel momento del blitz.
Per la Begelle si trattava di mance per cifre che a fine giornata valevano poco più di un caffè. Ma questa non è l’idea della procura che contesta alla donna di aver intascato all’incirca 100 mila euro in tre anni: il pubblico ministero Sergio Dini ha chiesto per lei, ha 58 anni ed è di Ponte San Nicolò, il giudizio immediato. L’impiegata è stata licenziata nel luglio scorso dall’Agenzia delle Entrate. Ha impugnato il licenziamento davanti al giudice del lavoro con l’avvocato Emanuele Spata. È l’11 dicembre scorso quando i carabinieri, si presentano nello stabile di via Turazza e arrestano l’impiegata sorpresa con i soldi che ha appena intascato. I soldi della tangente versata da un professionista, il terzo della fila. Quel giorno i militari avevano deciso di intervenire dopo giorni di appostamento. Fin dall'apertura dell’ufficio dell’Agenzia delle Entrate sono presenti ma non si notano. Begelle non si accorge di nulla. In teoria, quindi si comporta come al solito. Evade le prime due pratiche con il suo collaudato sistema: le banconote della tangente scivolano sul bancone nascoste da alcuni fogli di carta. Saluta un architetto, poi un geometra ma i due professionisti vengono bloccati all’uscita: a loro non resta che ammettere la “mancia”. Appena incassa dal terzo professionista, i carabinieri escono allo scoperto e la smascherano. Begelle è costretta ad estrarre dalla tasca i 50 euro incassati nell’arco di un’ora o poco più e finisce agli arresti domiciliari.
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