Medicina a Trento, il Bo rilancia «Solo insieme a Verona e UniTn»

L’Università al presidente Fugatti: al via il prossimo ottobre con un quinto e un primo anno di corsi

La giunta trentina vorrebbe Padova da sola. Ma ieri è stata il Bo a dire chiaramente al governatore Maurizio Fugatti che in città, già il prossimo ottobre, una facoltà di Medicina potrà sì nascere con un quinto e un primo anno di corsi. Ma a patto che lo si faccia assieme a Verona e a Trento. Ecco la principale novità: rispetto al progetto in prima stesura, il presidente della Scuola di Medicina padovana Stefano Merigliano ha detto all’esecutivo provinciale che una corsa in solitaria, addirittura contro un progetto parallelo dell’ateneo trentino, equivarrebbe ad andare a cacciarsi in una palude.

Sia il governatore che il rettore Paolo Collini dovranno dunque sedersi allo stesso tavolo per delimitare il perimetro di una facoltà inter-ateneo, dalle grandissime possibilità. A patto che entrambi facciano un mezzo passo di lato. Lo ha fatto Padova accettando di lavorare in squadra, resta da capire chi farà da capofila tra Padova, Trento e Verona.

L’idea di base è la creazione di un corso di laurea in Medicina e Chirurgia, con l’obbiettivo di formare nuovi medici e specialisti, ma anche infermieri e tecnici, e soprattutto di fidelizzarli al territorio. Partendo dall’ottobre del 2020, con i due percorsi distinti: uno dal I anno e l’altro direttamente dal V anno, quest’ultimo rivolto prevalentemente da studenti trentini e altoatesini che già studiano Medicina a Padova (ma anche a Verona), idea che attirerebbe si è detto anche diversi altoatesini di lingua italiana che studiano fuori sede. A Padova sono circa 100 i trentini e gli altoatesini, di cui 40 al quarto anno. Essendo Padova capofila non sarebbe necessario l’ottenimento di alcun via libera ministeriale, né per il corso che parte dal I anno né per quello attivato dal V.

«Il tema è anche partire subito – ha sottolineato Fugatti – in modo tale da dare al Trentino risposte concrete nel più breve tempo possibile rispetto alla carenza di medici. Il nostro auspicio è che tutti i soggetti interessati collaborino al raggiungimento di un obiettivo importante». Il progetto quindi è quello di creare una scuola di medicina e chirurgia che coinvolga più atenei. L’Università di Trento gestirebbe il coordinamento logistico generale, il diritto allo studio e i corsi Bio/Fis (Biologia e Fisica, in totale una decina di corsi); alle aziende ospedaliere, a partire dall’Apss, la didattica clinica e i tirocini (i tirocini sono già previsti dal secondo anno di corso) con il progressivo coinvolgimento del personale medico nella didattica (all’Apss sarebbero già attivabili una quindicina di medici).

All’Università di Padova spetterebbe la gestione del corso di laurea con prevalente attribuzione dei corsi Med (medicina), i tirocini e il coordinamento con le aziende ospedaliere (volutamente al plurale, a partire come dicevamo da quella trentina). Verona infine gestirebbe i corsi in scienze infermieristiche e delle altre professioni sanitarie, come già avviene oggi.

Le eccellenze trentine, come il Cibio, la Fbk (informatica, robotica), e quelle presenti nell’Università di Trento, potrebbero essere integrate nel progetto formativo fin dal corso di laurea, non solo nella fase della specializzazione. Anche gli ospedali periferici potrebbero essere coinvolti per corsi e tirocini particolari (come riabilitazione) nonché nella fase di specializzazione (ad esempio traumatologia). Per quanto riguarda le scuole di specializzazione: quelle già attive in Trentino rimarrebbero e ad esse potrebbero esserne affiancate anche delle altre. La rete formativa del Veneto dal canto suo si sta allargando, facendo perno su Verona e Padova. I costi? Poco meno di quattro milioni all’anno, per ogni anno di corso.—

G.T.



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