Medicina di gruppo, inaugurata la sede di Albignasego. Servirà 12mila utenti

ALBIGNASEGO. Un progetto innovativo per promuovere un’assistenza territoriale diffusa all’insegna della collaborazione. È una concreta svolta del servizio sanitario locale la nuova medicina di gruppo di Albignasego in via Marco da Cles, consegnata ieri alla cittadinanza dalle istituzioni alla presenza dell’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin e del direttore della Ulss 6 Domenico Scibetta. Il progetto ha visto gli albori oltre dieci anni fa quando alcuni medici di base hanno sentito l’esigenza di unire le forze. Il processo è stato lungo, avallato dall’amministrazione Barison ma scontratosi con scogli organizzativi e burocratici.
Tra i principali promotori il dottor Carlo Gaiani, uno degli otto medici che da oggi accoglieranno oltre dodicimila pazienti. A spingere lui e i colleghi a creare una forma associativa è stato il grande carico di lavoro connaturato all’espansione di Albignasego. Nel 2008 la presentazione del progetto, poi lo stallo e, con la giunta Giacinti l’accelerazione dei lavori che in due anni ha fatto sorgere il polo, all’avanguardia anche da punto di vista ingegneristico e dell’impatto ambientale. Venerdì gli otto medici hanno chiuso i loro studi (tranne a Sant’Agostino e Mandriola) per spostarsi a San Tommaso: «È il vecchio che finisce per il nuovo che avanza» dichiara Gaiani. La struttura, grazie all’intesa con la Ulss che fornisce il personale di segreteria e la Regione Veneto, centra l’obiettivo: «Migliorare il servizio sanitario del Comune» spiega il sindaco Giacinti «La sinergia permetterà orari più elastici e la possibilità per ciascun medico di accedere agli archivi dei colleghi, garantendo copertura costante e linee guida comuni».
A breve prenderà servizio anche un infermiere specializzato per completare il collegamento tra il cittadino e la realtà ospedaliera. Obiettivo che sposa le necessità di una società sempre più anziana e deve concentrarsi sulle malattie croniche che non richiedono l’accesso d’urgenza al pronto soccorso ma percorsi terapeutici ad hoc. Una nuova filiera sanitaria che in Veneto trova il proprio modello, come sottolineato dall’assessore Lanzarin e dal dottor Scibetta, in cui anche la prevenzione giocherà un ruolo essenziale.––
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