Medicina, schiaffo del governo al Bo Impugnato il nuovo corso di Treviso

Roma ricorre contro la legge regionale che l’ha istituito. Rizzuto: «Stupiti e delusi, progetto già accreditato dal ministero»
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. 23.09.2019.- IL MINISTRO FRANCESCO BOCCIA SI INCONTRA CON LUCA ZAIA.
INTERPRESS/GF.TAGLIAPIETRA. 23.09.2019.- IL MINISTRO FRANCESCO BOCCIA SI INCONTRA CON LUCA ZAIA.

Silvia Quaranta

Uno schiaffo in piena regola. Perché nonostante il via libera già arrivato da parte del ministero dell’Università e della ricerca, ieri il governo ha acceso il semaforo rosso sul progetto del nuovo corso di Medicina a Treviso. Il Consiglio dei Ministri, infatti, si è riunito per esaminare sei leggi regionali, tra cui anche quella veneta che (il 14 aprile di quest’anno) ha istituito il nuovo corso afferente all’Università di Padova, ma con sede a Treviso: quattro delle sei leggi verranno impugnate, e tra queste c’è proprio quella veneta.

LO SCHIAFFO

Un duro colpo per l’ateneo patavino, che dopo aver visto sfumare il progetto di nuova sede di Medicina a Trento vedeva nello sbarco a Treviso il fiore all’occhiello della sua progettualità. L’oggetto del contendere, si deduce in realtà dalla nota apparsa sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non riguarda tanto la sanità, ma le autonomie. La proposta di impugnare la legge regionale del Veneto arriva infatti dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia. «Una norma in materia sanitaria» decreta il Consiglio dei Ministri «viola la competenza riservata al legislatore statale in materia di determinazione dei livelli essenziali di assistenza, ponendosi in contrasto altresì con il principio di copertura finanziaria e con i principi fondamentali in materia di tutela della salute e in materia coordinamento della finanza pubblica».

l’iter

Va detto, tuttavia, che il corso era già stato accreditato dal Ministero dell’Università. Il progetto è ambizioso e prevede la nascita non solo di un corso universitario ma di un «campus della sanità» in territorio trevigiano, nato grazie a una collaborazione mai tentata prima fra università, scuola di medicina e Regione, che ha dato il contributo decisivo per arruolare i docenti necessari.

IL CORSO

A Treviso, da tempo, c’è già un folto gruppo di specializzandi e studenti degli ultimi anni che per i tirocini potevano spostarsi all’ospedale della Marca. Da settembre, ottobre, invece, sarebbero dovuti arrivare i primi studenti del nuovo corso di laurea: 60 per anno, quindi 360 a pieno regime. Per accogliere le prime lezioni erano già state messe a disposizione le vicine aule dell’Ordine dei Medici, poi una volta ultimati i lavori si sarebbero spostati all’interno dell’ospedale. Grande ostacolo che aveva reso inizialmente difficile la gestazione del corso era stata la ricerca dei docenti: sessanta in tutto di cui, da indicazioni ministeriali, 18 esclusivamente dedicati. Poi, con una manovra coraggiosa, la Regione si era mossa per assicurare i fondi necessari sbloccando il progetto.

LA DELUSIONE

Uno sforzo che ora potrebbe essere vanificato dal ricorso del governo. «Siamo profondamente stupiti e delusi» sottolinea il rettore del Bo Rosario Rizzuto. «L’attivazione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia a Treviso risponde a una precisa volontà del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha chiesto in questi anni agli atenei di aumentare i numeri relativi alla formazione di nuovi medici. Oltretutto stiamo parlando di un progetto che ha già ottenuto l’accreditamento formale della sede proprio dallo stesso Ministero. L’efficace collaborazione fra Università e Regioni su questo obiettivo non appare certo violare le competenze statali, ma anzi sostiene un importante impegno a favore dei futuri medici e del sistema sanitario, un impegno la cui importanza» conclude Rizzuto «è risultata evidente anche nella recente emergenza dovuta alla pandemia Covid-19». A rincarare la dose il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina: «è una follia frenare un progetto per la formazione dei medici, in un momento in cui è sotto gli occhi di tutti quando ne abbiamo bisogno. Questa iniziativa è strategica per la Scuola di Medicina e per l’Università di Padova, che aveva trovato una felice sinergia con la Regione. Aumentare i numeri della formazione è un’indicazione del Ministero e il nostro progetto era stato approvato dal Senato Accademico nonché validato dall’Anvur, quindi dal ministero. Non capiamo in quale modo, quindi, possa ledere altre competenze statali: se dobbiamo aumentare i numeri allora vanno messe in gioco tutte le risorse possibili, compresi i cofinanziamenti» conclude. «Una cattedra la può finanziare un ente privato ma non la Regione? Per noi non ha alcun senso, e non intendiamo tirarci indietro». —

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