Meglio il bisturi del laser «La prostata la curo così»

Quando non si ha raggiunto le quaranta primavere è un affare per pochi. Ne soffre il 5 per cento della popolazione maschile. Ma se spente le 60 candeline diventa un guaio per un uomo su due, raggiunto il traguardo degli 80 anni è quasi impossibile non dover fare i conti con l'ipertrofia prostatica benigna. La ghiandola cresce di volume ed iniziano i disturbi: dolore, minzione difficoltosa. Che fanno gli uomini? Spesso resistono finché possono, perchè temono che la mano chirurgica sulla prostata significhi dover dire addio alla propria virilità. Leggende metropolitane secondo Filiberto Zattoni, numero uno della Clinica urologica dell'azienda ospedaliera e professore di Urologia. Zattoni, veronese di nascita, ma padovano d'adozione (nella città del Santo si è laureato in Medicina e specializzato in Urologia), dal 2009 guida la Clinica di via Giustiniani. La struttura, che vanta un blasone frutto di risultati ottenuti sia nell'assistenza che nella ricerca, ha guadagnato il titolo di primo centro d'Italia di chirurgia endoscopica. Zattoni ne è l'erede, ma il prof alla tradizione ha deciso di affiancare l'innovazione, tanto che Padova si piazza a livelli di eccellenza anche per la chirurgia robotica.
Professore, come si pone Padova rispetto alle innovazioni nel trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna, un problema che riguarda così tanti uomini?
«La resezione endoscopica della prostata è il gold standard previsto dalle linee guida europee e noi qui a Padova abbiamo raggiunto livelli di eccellenza dovuti ad un'esperienza che affonda le radici nella storia dell'Urologia padovana. L'intervento, che viene eseguito in anestesia locale loco-regionale, dura meno di 26 minuti, con una percentuale di reintervento a due anni inferiore del 4%. E pure il rischio di turbative nell'erezione si ferma a meno del 4%»
In questi giorni si fa un gran parlare del cosiddetto raggio verde, che promette la fotovaporizzazione della prostata attraverso il green laser. Che ne pensa?
«Il trattamento laser in Urologia non è una novità. Il Pvp o green laser modifica solo la lunghezza d'onda. Noi usiamo un altro laser, non verde, per il trattamento ad esempio della calcolosi urinaria, ma per quanto mi riguarda la tecnica endoscopica, se ben fatta, offre più vantaggi e garanzie. Non bisogna mai dimenticare che dietro ad ogni macchina, ad ogni robot, ci sono sempre due mani e la testa di un chirurgo. Esperienza, numeri e letteratura mi dicono che la tecnologia Pvp per l'ipertrofia prostatica benigna è tutt'altro che migliore rispetto alla chirurgia. Certo è che la diffusione mediatica di questo miracoloso raggio verde ha messo in confusione molti aspiranti pazienti, che chiamano qui in continuazione per sapere se lo usiamo».
Perché la resezione endoscopica “batte” il laser?
«Le complicanze legate all'endoscopia, dalla stenosi uretrale alle infezioni urinarie, sono le stesse, perché l'accesso avviene comunque per uretram. Anzi, con il laser sono superiori, perché se la resezione ha un tempo di 26 minuti, con la Pvp si arriva ai 70 minuti. Altri numeri però fanno la differenza: il reintervento dopo due anni è del 3,9 per cento nella resezione, contro una percentuale che oscilla tra il 6,7 ed il 17,9 con il raggio. Sul mantenimento dell'erezione invece il risultato è identico: superiore al 96 per cento».
E dei tempi di degenza e dell'anestesia?
«Il trattamento laser non si esegue in anestesia locale. Parliamo di anestesia locale loco- regionale, cioè la spinale, che viene utilizzata anche per la resezione endoscopica. Effettivamente il tempo di degenza con la Pvp è inferiore, una media di 1,09 giorni contro i 3,6 della resezione. Ma non dimentichiamo che i costi devono essere visti a livello globale: costano di più, sia a livello economico che sociale, due giorni di degenza o una persona che deve essere rioperata dopo due anni?».
Ma è tutto da buttare?
«Certo che no, in medicina non si possono fare discorsi di tal genere. Il raggio verde, in un limitato numero di casi, è consigliabile, soprattutto dove il rischio sia legato al sanguinamento. Ma sono certo che la resezione endoscopica, in via generale e se fatta da mani esperte, sia da preferire».
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