«Mercatini antiquari senza legge, circolano falsi e merce rubata»

PIAZZOLA SUL BRENTA. Articoli contraffatti, merce di dubbia provenienza, evasione fiscale sistematica, legge regionale allegramente ignorata: mani (poco) pulite tra le bancarelle dei mercatini dell’antiquariato. Da Piazzola - divenuto il maggior “meeting” d’Italia - il malcostume si diffonde a cascata, contagiando un comparto che in Veneto (tra oggetti di pregio, vintage, collezionismo, bricolage assortito) si spalma in un calendario di cinquanta appuntamenti mensili con fatturati milionari capaci di alimentare un’economia solo in parte emersa.
La denuncia, circostanziata e formale, arriva dall’Associazione del commercio antiquario itinerante (l’Aicai) per voce di Andrea Bisinella e Gino Roncaia. Che distinguono così le due tipologie di espositori ammesse ai mercati ambulanti di antichità: «Noi professionisti paghiamo le tasse, siamo tenuti a certificare e a garantire la qualità dell’offerta, aggiornando il catalogo di provenienza delle merci che è sottoposto alle verifiche della Guardia di Finanza e dei carabinieri del Nucleo Belle Arti»; «Poi ci sono gli hobbisti, privi di licenza commerciale e sostanzialmente esenti da oneri fiscali, contributivi e tributari. La legislazione veneta consente loro di vendere articoli del valore non superiore ai 258 euro e di partecipare ad un massimo di sei eventi all’anno». L’effetto? «Le regole restano sulla carta, gli hobbisti crescono a dismisura, incassano migliaia di euro a domenica, arrivano con furgoni carichi di articoli di ogni tipo, inclusi mobili e quadri d’epoca della cui autenticità è, quanto meno, lecito dubitare. All’inizio abbiamo chiuso un occhio. Anche tra noi c’è chi sgarra, non lo nascondiamo, e riconosciamo a tutti il diritto di lavorare. Ma oggi il fenomeno è diventato patologico, ci ritroviamo addirittura in minoranza e la concorrenza sleale dei “furbetti” è diventata intollerabile: noi subìamo un danno diretto ma anche gli acquirenti sono esposti a pessimi affari».
L’associazione, decisa a reagire alla “minaccia”, non si limita alle lamentazioni. «Abbiamo segnalato questi fatti a tutte le amministrazioni comunali coinvolte dai mercatini ma è successo ben poco, l’impressione è che alle autorità locali poco importi del rispetto delle norme, loro privilegiano il gettito - introiti da bancarelle, parcheggi, indotto - e tendono a “dopare” la partecipazione, consentendo a chiunque di esporre e vendere».
Chi si è mossa con tempestività è stata la Guardia di Finanza di Cittadella («Professionali e bravissimi») abile a scovare e a sanzionare gli imbroglioni mentre l’assessore veneto al commercio, Roberto Marcato, ha inviato una circolare ai sindaci raccomandando rigore nell’applicazione della normativa, senza troppo successo però: «Qua e là i vigili hanno fatto un giro, appioppando qualche multa, poi tutto è tornato come prima».
Ma chi sono i fatidici hobbisti? «Insegnanti, medici, negozianti, pensionati, persone che fanno il doppio lavoro e racimolano soldi facili, talvolta attraverso vere e proprie truffe», è la replica di Bisinella e Roncaia. Del resto, neppure gli antiquari ambulanti di professione sono esenti dalle tentazioni... «È vero, qualcuno evade il fisco e altri lavorano poco seriamente ma noi non chiediamo immunità, anzi. Ben vengano controlli accurati, senza guardare in faccia nessuno. Ci battiamo per la trasparenza, non per difendere una lobby. Un esempio? Qui gli ambulanti extracomunitari, siano africani o cingalesi, sono tra i più corretti e lo diciamo a voce alta».
Insomma, qual è la via maestra del cliente-amatore per evitare i bidoni in agguato? «A parte il rapporto fiduciario e di conoscenza con l’espositore, il consiglio è di esigere sempre il certificato di autenticità dell’articolo di pregio, corredato dalla ricevuta fiscale, è una garanzia di serietà; e se il venditore recalcitra, meglio lasciar perdere».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova