Mestiere e tecnologia così ritorna in auge l’antica professione dello spazzacamino

PADOVA. Romantici portatori di magia e protagonisti di fiabe, gli spazzacamini sembravano reclusi al mondo della fantasia. Invece potrebbero essere l’antidoto sempreverde contro le emissioni in atmosfera. E diventano un “nuovo mestiere”, così in auge che, a Brescia, è stata inaugurata la prima scuola per spazzacamini che forma ogni anno 450 professionisti della fuliggine.
Di padovano questa scuola ha molto. A cominciare dal presidente dell’Anfus (Associazione nazionale fumisti e spazzacamini) che è il patavino Gianfranco Borsatti. Insieme all’amico Gianni Maria Paoletti (mancato proprio quest’anno dopo aver dedicato tutta la vita alla scuola e non aver fatto a tempo a vederla) ha fondato l’associazione nel 1992, proprio nella città del Santo, dove (a Piazzola sul Brenta) hanno tenuto il primo corso 25 anni fa.
Oggi la scuola “laurea” 450 professionisti ogni anno che si sommano agli 8 mila esistenti su territorio nazionale. Tra Padova e provincia sono una cinquantina. Ieri come oggi sono accomunati da un prepotente senso di libertà che li porta a scalare tetti e guardare le città da altezze considerevoli. Ma l’attuale spazzacamino si presenta in una versione decisamente hi-tech e alla scopa della tradizione abbina telecamere per monitorare le canne fumarie e sofisticati rilevatori di fumo. Un ruolo importante per gli spazzacamini 2.0 l’ha svolto lo sviluppo della combustione a biomassa (gli impianti a legna) cresciuti in maniera esponenziale sia come numero di operatori che in fatturato.
E poi ci sono le stufe a pellet e le pizzerie con forno a legna, un mondo che aumenta le preoccupazioni in ordine alle emissioni di polveri sottili in atmosfera, «dovute al cattivo uso e manutenzione di questi impianti» assicura Borsatti. «Da quando abbiamo dato vita all’Associazione», racconta il leader degli spazzacamini, «sono cambiate tante cose. Allora non esistevano norme tecniche né legislazione specifica. E noi abbiamo partecipato attivamente ai tavoli tecnici con le istituzioni per il riconoscimento del ruolo di fumista e spazzacamino. Per ridurre le emissioni è necessario che ogni componente della filiera faccia la sua parte. Infatti è un mestiere in piena espansione perché ora c’è l’obbligo di pulire i propri impianti a legna. Dunque è un mestiere che garantisce buoni guadagni (se uno è bravo e ci sa fare, anche ottimi) e sul mercato mancano moltissimi spazzacamini. È una categoria di piccoli artigiani, spesso nascono come fumisti o comunque provengono dal mondo legato alla legna. Sono parecchi i ragazzi interessati perché affascinati dal brivido del pericolo che pure esiste e da questa vertigine della libertà: attualmente uno spazzacamino ha un’agenda fitta che prevede un mese di attesa».
La nuova storia della professione si scrive tra protocolli e interventi studiati con le amministrazioni locali. Con l’obiettivo di garantire anche a questa categoria un albo per mettere al sicuro sia i professionisti che gli utenti. «La nostra battaglia» chiosa Borsatti, «è contro l’emissione delle polveri sottili dovute alla cattiva manutenzione degli impianti a legna. Purtroppo sono molti i camini o le stufe obsolete sui quali non viene eseguita la manutenzione. La Padania è una zona che soffre storicamente più di altre. Insieme con le Regioni Veneto, Lombardia, Emilia e Piemonte stiamo preparando un vademecum per enti pubblici e clienti privati».
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