Mettono la zia in ospizio a spese del Comune

Indagati due parenti di un’anziana di Grantorto. Passava per indigente mentre il suo conto corrente sarebbe stato ripulito di almeno 50 mila euro
Di Cristina Genesin

GRANTORTO. Volevano far pagare al Comune di Grantorto il vitto e l’alloggio della zia ottantenne, “parcheggiata” in una casa di riposo a Carmignano, per incassare i risparmi dell’anziana. Ma è andata male, anche se per un anno e mezzo tutto sembrava filare liscio. Solo che l’occhio attento del vicesindaco nonché assessore ai Servizi sociali, l’avvocato Luisana Malfatti, ha notato che i conti non quadravano. E dopo una serie di verifiche, ha trasmesso un esposto alla guardia di finanza di Cittadella che ha avviato una serie di accertamenti coordinati dal pubblico ministero Sergio Dini. Così nel registro degli indagati per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche sono finiti un nipote dell’anziana, Stefano Festari, e un altro parente che volevano far passare per indigente la zia, ex titolare di uno storico negozio nel paese, purtroppo affetta da Alzheimer e costretta a lasciare la propria casa in quanto non più autosufficiente. Ma a chi spetta pagare la retta dell’ospizio dell’anziana? Nel caso si tratti di una persona indigente, su segnalazione dei Servizi socio-sanitari, interviene il Comune di residenza. Comune che autorizza il pagamento della retta dopo aver verificato che il beneficiario sia privo di mezzi di sostentamento o di beni. Secondo la relazione dell’assistente sociale dell’Usl, l’anziana aveva diritto a essere “aiutata” in quanto povera. Una relazione approvata dal precedente assessore ai Servizi sociali Elena Tonietto, in base alla quale il Comune di Grantorto ha dato il via libera al pagamento della retta a favore dell’anziana di 800 euro al mese il primo anno, di 500 al mese l’anno successivo in seguito a spending review. Poi Tonietto lascia la giunta e il referato viene assunto dal vicesindaco Malfatti, che si mette a controllare la documentazione e nota che i conti non tornano nella pratica riguardante l’anziana commerciante: nel suo conto corrente, infatti, ci sono tracce di cedole relative a prodotti finanziari, ovvero Bot. Come è possibile, si chiede il legale, se si tratta di una persona indigente? Nell’autunno 2013 l’avvocato Malfatti trasmette una segnalazione alla guardia di finanza di Cittadella. E il pubblico ministero padovano Sergio Dini apre un’inchiesta. La sorpresa arriva dalle verifiche: il conto corrente dell’anziana sarebbe stato ripulito di circa 50 mila euro, tra titoli e depositi, solo nell'ultimo anno, mentre sarebbero transitati ben più soldi, fino a 80-90 mila euro. Soldi trasferiti su un conto corrente cointestato ai due parenti finiti sotto inchiesta.

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