«Mia sorella Marta ha scelto di morire. Non capiamo perché, era bella, era felice»

Suicidio a Vigodarzere. La studentessa di 19 anni è stata travolta da un treno. Lo sfogo del fratello, l’incredulità di amici e parenti

VIGODARZERE. «Scrivete che se n’è andata con il sorriso, perché questo ha fatto mia sorella Marta per tutta la sua giovane vita». Andrea scorre la galleria fotografica del suo iPhone e si ferma su una foto della sorella. «Eccola, guardate quant’è bella e sorridente. Lei non camminava, saltellava, perché aveva la gioia di vivere». Il fratello maggiore si prende sulle spalle il peso di una famiglia che non riesce a spiegarsi il perché di quella scelta. . Marta Zanella, 19 anni, non c’è più. La sua vita è finita sotto un treno della linea Calalzo-Padova. E una spiegazione non c’è, talmente era semplice e inappuntabile la vita di questa ragazza con il volto che sorride allegro.

Il racconto «Brava a scuola, brava a casa. Mia sorella frequentava il primo anno di Scienze infermieristiche, dopo aver conseguito il diploma allo Scalcerle» continua Andrea «Aveva il fidanzato da circa un anno. Era felice». Cosa possa aver sconvolto in questo modo la vita di una diciannovenne è uno dei punti interrogativi a cui stanno tentando di dare una risposta gli agenti della Polfer del vicequestore aggiunto Luca Perrone. Il fratello Andrea continua a osservare le fotografie della sorella e non si dà pace.

BELLUCO - FOTO PIRAN - VIGODARZERE - STAZIONE FS LUOGO SUICIDIO
BELLUCO - FOTO PIRAN - VIGODARZERE - STAZIONE FS LUOGO SUICIDIO


Intorno a lui ci sono amici e parenti, presenti a gruppi tra cortile e soggiorno, in questa casa di campagna a poche centinaia di metri dal centro di Vigodarzere. «Marta questa mattina (ieri) è andata a messa e ha lasciato a casa il telefono cellulare» dice Andrea, che insieme ai poliziotti ha ricostruito i momenti che hanno preceduto la tragedia. «È uscita prima dalla chiesa, ci hanno detto. È stata vista nelle vicinanze della stazione e poi...». E poi il fiore della vita è stato reciso.

Il ricordo «Faceva parte di un gruppo di ragazze che, ormai ventenni, ho iniziato ad allenare da quando avevano quattro anni» racconta con le lacrime in gola Chiara Pintonello, l’allenatrice della squadra di ginnastica artistica di cui per anni Marta aveva fatto parte. «Sono come delle figlie per me. A dicembre avevamo festeggiato il suo compleanno, poi mi aveva detto che essendosi iscritta alla facoltà di Scienze infermieristiche non riusciva più a conciliare gli studi universitari con l’attività sportiva. Le ho detto che non doveva preoccuparsi, che l’attendavamo qualora avesse trovato un equilibrio tra i suoi impegni. Giovedì avremo il saggio di fine anno: eravamo convinte tutte che l’avremmo vista sugli spalti». L’associazione Il delfino pensava di annullare l’evento, in segno di lutto, poi pensando a Marta, alla sua voglia di fare festa, hanno deciso di farlo e di intitolarlo a lei. «Non riusciamo a capacitarci» prosegue l’allenatrice, «perché Marta era la persona più solare e sorridente che conoscevamo, sempre pronta ad aiutare gli altri, ad affiancare gli atleti più piccoli negli esercizi, tenace nel raggiungere i suoi obiettivi, che preparava le torte per le nostre feste e che amava cantare nel coro parrocchiale. Non le ho mai visto mancare il sorriso un solo giorno né il brillio negli occhi: forse non siamo riusciti a vedere la sua tristezza oltre quel bellissimo sorriso».

Il suicidio non è mai una soluzione, ci sono servizi a cui chiedere aiuto, come Telefono Amico 199.284.284; Telefono Azzurro 1.96.96; Servizio regionale per la salute degli imprenditori (Progetto InOltre) 800.334.343, De Leo Fund 800.168.768.—




 

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