L’Università di Padova accoglie un ricercatore e una studentessa palestinesi. Bernini: «Un orgoglio»

Il ricercatore Sabra Mahmoud, 49 anni, e la studentessa Ayah Altarhawi, 21, potranno continuare le rispettive carriere a Padova, dove avranno anche vitto e alloggio

Marta Randon
La Ministra con la rettrice
La Ministra con la rettrice

 

La ministra Bernini sulle manifestazioni pro Pal: "Legittime, ma non devono essere violente"

Premura e determinazione. Una carezza sulla spalla alla giovane studentessa palestinese, una stretta delicata al polso prima di sedersi accanto a lei come a dire «ce l’abbiamo fatta», i sorrisi e le confidenze scambiati con il ricercatore universitario scappato dalle bombe della Striscia. E ancora la convinzione con cui ha promesso «porterò qui a Padova anche i vostri familiari». La ministra all’università e ricerca Anna Maria Bernini, in total black con anfibi, ieri nel palazzo del Bo ha incontrato il professore Sabra Mahmoud, 49 anni, e la studentessa Ayah Altarhawi, 21, provenienti dalla Striscia di Gaza. Sono arrivati in città giovedì notte grazie al corridoio umanitario universitario; potranno lavorare e studiare a Padova. «Con questo progetto stiamo formando la classe dirigente che ricostruirà la nuova Palestina» ha sottolineato la ministra.

Primo corridoio universitario al mondo

«Sabra e Ayah fanno parte del gruppo che ha aperto il primo corridoio universitario del mondo» ha detto Bernini. Il progetto si chiama Scholars at Risks; Ministero e Università di Padova ci stanno lavorando da più di un anno. «È un lavoro di squadra, frutto di grande collaborazione. Un’opportunità bellissima ed emozionante che mi riempie di gioia e di orgoglio – ha sottolineato la senatrice di Forza Italia –. Ringrazio l’Università di Padova, l’Unità di crisi della Farnesina, la Protezione civile». «Abbiamo condiviso il privilegio e l’opportunità di mettere a disposizione formazione, vitto e alloggio; il professor Mahmoud potrà condividere le sue conoscenze con noi, anzi sarà molto importante fare contaminazione». Il ricercatore in Economia lavorerà a Padova come visiting professor: «Essere qui per me è un’opportunità straordinaria – ha detto –. Non posso però dimenticare uno dei miei figli che è rimasto a Gaza». La Ministra è andata personalmente ad Amman, capitale della Giordania, ad accogliere Sabra e Ayah: «Viaggiavano da tre giorni, erano stremati, ma felicissimi. È stata una delle esperienze più toccanti della mia vita».

L’abbraccio con la Rettrice

Bernini nel cortile del Bo è stata ricevuta con un abbraccio dalla rettrice Daniela Mapelli. Fino ad oggi sono arrivati in Italia 39 tra studenti e docenti, distribuiti in 15 Atenei. A disposizione ci sono altre 117 borse di studio. Sul tavolo ci sono già i nominativi di cinque giovani pronti a raggiungere Padova. «Ci aspettiamo almeno altri due arrivi questa settimana– annuncia la rettrice Mapelli – e altri nelle prossime settimane. Se ne arriveranno in più siamo a disposizione per aggiungere fondi». «Anche il Governo è a disposizione» le ha fatto eco la ministra. «I veri problemi non sono trovare i soldi per le borse di studio ma farli uscire dalla Striscia» ha continuato la rettrice. Gli alunni sono stati selezionati dall’Università di Padova: «Non è stato facile, i nostri collaboratori si sono trovati di fronte a situazioni strazianti» ha spiegato Mapelli. «Si tratta di azioni concrete, che ci riempiono di orgoglio».

«Israele ha distrutto le Università»

«Israele ha distrutto tutte le nostre università e non abbiamo più la possibilità di fare ricerca – ha affermato il professor Mahmoud –. Ho visto troppi studenti perdere la vita». «Essere qui per me è un sogno – ha detto Ayah –. Avevo perso le speranze. Non mi aspettavo di riuscire ad uscire dalla Striscia. Grazie di cuore a tutti. Vivere a Gaza è qualcosa di tremendo. L’educazione è la priorità. Sono felice, ma mi sento incompleta. Mia madre, mio padre, i miei fratelli e le mie sorelle sono ancora là, come tanti altri studenti come me. Tutti dovrebbero avere il diritto di studiare».

«Le famiglie a Padova»

«Il mio impegno è di portare le loro famiglie a Padova – ha sottolineato la ministra –. E’ una promessa. Nessuno si salva da solo. Bisogna continuare così unendo le forze». «Quello che stiamo facendo è un doveroso atto di partecipazione, vicinanza e supporto al popolo palestinese – ha aggiunto Bernini –. Ora stiamo cominciando a vederne gli effetti concreti». La ministra ha chiuso commentando le manifestazioni pro Palestina dei giorni scorsi. «Sono legittime ed importanti, ma non si deve mai superare la soglia della violenza, distruggere vetrine e picchiare le forze dell’ordine non aiuta in alcun modo il popolo che soffre».

Studentessa all’Università di Padova, la sua famiglia a Gaza: «Temo per la loro vita, piango tutte le notti»
Aya Altahrawi, 21 anni

 

 

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