«Miola tra i soci di Svizzero nella società di Singapore»

I documenti del broker che ora è agli arresti domiciliari L’avvocato Crea: «Esclusi coinvolgimenti dei familiari»
Passerini Treviso Consiglio Comunale in foto nuova consigliere crea agenzia fotografica foto film
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La parentela stretta con Mauro Biasuzzi, a capo del colosso delle costruzioni tra i più attivi nella Marca, è stata una delle chiavi che ha permesso al broker padovano Nicolò Svizzero di convincere diversi amici ad affidargli i loro soldi. Denari poi scomparsi nel nulla, almeno secondo la Procura di Padova che ne ha chiesto e ottenuto l’arresto nei giorni scorsi. Sono le stesse vittime a raccontarlo agli uomini delle Fiamme Gialle, sottolineando come Svizzero non nascondesse, anzi, l’illustre parentela e il fatto di essere figlia di una Morellato. «Anche per questo ci siamo fidati», hanno ripetuto agli inquirenti a cui hanno spiegato di aver affidato nelle mani di Svizzero diversi milioni di euro nel corso degli anni

la scarcerazione

«È incredibile che in questa vicenda vogliano mettere in mezzo la mia famiglia», ha detto invece il broker una volta tornato a casa agli arresti domiciliari su disposizione del Tribunale del Riesame. «Ed è assolutamente da smentire qualsiasi coinvolgimento della madre e della sorella in questa indagine», ha spiegato anche l’avvocato Fabio Crea che difende Svizzero. Intanto le Fiamme Gialle stanno attendendo la formalizzazione delle rogatorie che la procura invierà agli istituti di credito di Dubai, Svizzera e Singapore dove, attraverso le sue società, il presunto falso broker faceva traghettare il denaro affidatogli. A Singapore hanno infatti la sede la società operativa “NSMFO Investments” (in liquidazione dal febbraio 2018) che è controllata dalla “NSMFO PTE Limited Holding”, società fondata nel dicembre 2010 e che dal 2010 ha tre soci: Nicolò Svizzero all’80%, e al 10% ciascuno il padre di Svizzero e Adriano Miola, ex titolare della Gimi di Monselice, il colosso degli stendibiancheria con un fatturato di 80 milioni di euro e oggi grande accusatore del broker. È stato quest’ultimo a far emergere il buco creato da Svizzero. Nel 2008 infatti, dopo aver incassato i soldi della vendita di Gimi, Miola decide di affidare al padovano una consistente parte di quel capitale. I problemi iniziano nel 2014 quando l’imprenditore chiede di rientrare in possesso del denaro investito e si sente rispondere che non è possibile. In tutto sostiene di aver perso più di 23 milioni di euro.

l’inchiesta

«Abbiamo acquisito a Singapore la documentazione attestata da un funzionario della banca locale davanti a un notaio per dimostrare che i conti di NSMFO sono bloccati», aggiunge l’avvocato Crea, «e che la società è in liquidazione a seguito di una causa civile avviata da un investitore poi soddisfatto. Questa situazione ha impedito al mio assistito di saldare le richieste restitutorie di altri clienti. L’inchiesta svizzera riguarda i medesimi fatti contestati in Italia. Il mio assistito ha sempre detto che i soldi ci sono. E sono stati investiti». L’indagine della Procura di Padova sul nipote di Biasuzzi è probabilmente destinata a riservare altre sorprese. Anche se a rendere tutto più complicato è la complessa triangolazione finanziaria tra l’Asia e il sudest asiatico messa in piedi da Svizzero. —

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