«Mollo tutto e vado» Fabio, informatico in viaggio da 15 anni

«Mamma, mollo tutto. Vado a viaggiare». È cominciata così, un bel giorno del 2000, l’avventura di Fabio Pulito, oggi 43enne. Suo padre l’ha presa bene, la mamma si deve ancora riprendere. Anche perché, all’epoca, Fabio era un giovane ingegnere informatico, realizzato da ogni punto di vista.
A meno di 30 anni aveva già collaborato con Ibm, Pirelli, Roche e il gruppo editoriale Rcs. Insomma, nomi ed esperienze che farebbero gola alla maggior parte dei trentenni non solo di oggi, ma anche di quindici anni fa, quando il mercato del lavoro era ben meno arido. Ma a Fabio non bastava. «Mi sentivo ingabbiato» spiega «non sopportavo l’impiego fisso, la vita in azienda». Così ha abbandonato la strada certa per seguire l’istinto. È partito «senza piani né programmi, senza nemmeno un itinerario». Sembra follia, ma lucidissima.
Ormai, quella di Fabio è una filosofia. «Pianificando ci si limita. Mantenendo un certo grado di flessibilità, invece, puoi sfruttare le nuove possibilità che ottieni strada facendo». La prima tappa è stata l’Australia, ma nel giro di 15 anni da “viaggiatore fisso” ha letteralmente attraversato i continenti. «Sicuramente» racconta «mi piacciono Thailandia, Cina, Giappone, anche le Filippine, dove sono adesso». Nel 2003 Fabio ha aperto un blog dove raccoglie pensieri, racconti e tantissime foto, spesso mozzafiato. L’effetto “uao” è assicurato, ma, come lui stesso sottolinea, non è tutto oro quel che luccica: tra le tante, bellissime cartoline ci sono anche immagini di insetti giganti e specialità culinarie tutt’altro che raffinate. E questo è il meno. «L’esperienza più brutta mi è capitata forse in Giappone, ma in generale ho avuto problemi soprattutto con furti, smarrimenti, inganni e anche razzismo, che c’è dappertutto e contro chiunque». Spostandosi tra paesi in cui la vita costa molto poco, Fabio può permettersi di investire molto tempo da turista, e relativamente poco per lavorare. Ma al momento del bisogno si è sempre rimboccato le maniche, sfruttando tutte le sue abilità. «Una volta» racconta «ho anche gestito una guest house in Thailandia, quando la proprietaria, mia amica, era andata in vacanza dai suoi genitori. Nel 2002 in Giappone, quando ero al verde, sono riuscito a racimolare denaro vendendo magliette da calcio vicino allo stadio di Yokohama, poche ore prima che cominciasse la finale dei mondiali. Ora ho dei contatti, mi chiamano quando c’è bisogno, tanto per consulenze quanto per insegnare ai corsi di lingua».
Silvia Quaranta
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