Monica Guerritore, contessina tragica

VICENZA
Il fascino e il talento di Monica Guerritore portano sulla scena l’inquietudine di Arrigo Boito e il genio di Luchino Visconti. L’attrice romana, che esordì a soli quindici anni nel Giardino dei Ciliegi di Strehler, sarà al Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza giovedì 9 febbraio (20.45), protagonista di “Senso. Avevo sposato il mare…avevo bisogno…di amare” adattamento di Giacomo Bottino della celebre novella di Boito. Uscita nel 1883, Senso chiude la seconda raccolta di Storielle vane e deve la sua fortuna anche all’indimenticabile trasposizione cinematografica che nel 1954 Visconti ne fece con Alida Valli. Oggi Monica Guerritore fa rivivere la travolgente vicenda della contessa veneziana Livia Serpieri che, a quasi vent’anni dalla passione che la legò al tenente austriaco Remigio Ruz, bellissimo e vile, ripercorre, affidandoli a un diario, i luoghi e i ricordi di quella storia, finita «con un colpo di pistola». Scanditi sulle note di Grieg, Puccini, Wagner, Granados, Strauss, Godowsky, Scrjabin, Albéniz, Franz_Liszt, Chopin, Schumann, Liszt eseguite dal vivo dal maestro Antonio Ballista, prendono corpo i ricordi della quarantenne Livia, impegnata in un’autoanalisi che la conduce a scandagliare i minimi dettagli di quella passione che le fece conoscere l’innamoramento, l’adulterio, poi l’umiliazione e infine la vendetta. I temi tipici della narrativa di fine Ottocento, come il binomio amore e morte.
L’ambientazione, fra Venezia, Verona e Trento, sullo sfondo la mitteleuropa e un monologo che pare già di per sé destinato alla scena, s’inserisce nella rassegna “Luoghi del contemporaneo”. Non poteva sottrarsi a questo ruolo un’interpretecome Monica Guerritore, che ha reso memorabili eroine del teatro di tutti i tempi, come Giocasta, Lady Macbeth, Ofelia, la straordinaria Marianne di Scene da un matrimonio di Bergman accanto a Gabriele Lavia. E poi Madame Bovary, Carmen, La signora della camelie con Antonio Sepe, la sua Giovanna D’Arco, e l’icona cinematografica firmata da Salvatore Samperi in Fotografando Patrizia. (a.li.)
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