Montegrotto, spariti i risarcimenti del tornado

MONTEGROTTO TERME. Alcune “ferite” della tromba d’aria, che colpì il territorio di Montegrotto, sono rimaste aperte per anni. Eppure il Comune aveva incassato i soldi di un risarcimento. E le tracce di quei soldi le stava seguendo il maresciallo Michele Laprocina, allora vicecomandante della stazione dei carabinieri del paese, menzionato nell’ordinanza che ha spedito in carcere Luca Claudio (sindaco prima a Montegrotto poi ad Abano) e il collega Massimo Bordin. Collega che, nel Comune sampietrino, aveva preso il suo posto. Ecco perché in quell’ordinanza è citata la telefonata del 25 marzo 2015 con l’allora assessore al Verde pubblico Ivano Marcolongo. Laprocina (tutelato dall’avvocato Giorgio Gargiulo nei giorni in cui il suo nome era stato “associato” erroneamente agli amministratori indagati) aveva chiesto informazioni su «chi trattasse la pubblica illuminazione nel Comune di Montegrotto» si legge nell’ordinanza. Non era una richiesta collegata al gioco sporco degli appalti alle Terme, strumento per incassare tangenti: il sottufficiale aveva annusato qualcosa di strano tanto che il 5 maggio 2015 i carabinieri di Montegrotto trasmettono alla Guardia di Finanza (Gdf) di Padova alcuni documenti, confermando di sapere che le Fiamme Gialle «stanno conducendo investigazioni nei riguardi di amministratori di Montegrotto...». Ecco perchè «quest’ufficio» aggiungono, «ritiene che i documenti allegati possono agevolare o integrare le indagini in corso». Il principale documento allegato è il rapporto firmato dal maresciallo Laprocina.
Torniamo alla telefonata del marzo 2015. A proposito delle richieste di informazione sull’illuminazione pubblica da parte del carabiniere, «Marcolongo dice che la tratta direttamente il sindaco ma che lui vuol star fuori da questo argomento perché la cosa gli fa tanta paura. Michele (Laprocina)» si legge ancora nell’ordinanza, «chiede delucidazioni sull’illuminazione in via Castello e Marcolongo dice “sempre lui” (il sindaco). E specifica a proposito “che è pazzo”. Michele» si legge, «chiede con chi è assicurato il Comune per i danni ambientali e Marcolongo dice che erano i Lloyd ma non sa se il Comune ha pagato». Non a caso. Nel plico inviato alla Gdf, viene inserita la denuncia presentata da una signora nella stazione dei Cc di Mirano il 20 gennaio 2015: lamentava di aver subito lesioni in seguito a una caduta in via Castello. Come confermato da un’albergatrice della zona sentita nella veste di teste, la donna era inciampata sui pioli sporgenti che costituivano la base dei lampioni, due abbattuti dalle auto, altri divelti dalla tromba d’aria del 23 luglio 2010. Il Comune era stato informato (l’assessore Bellucco e altri funzionari), eppure nessuno aveva provveduto ai lavori di manutenzione benché ci fossero state altre due “vittime”. Alla Gdf è trasmessa pure la denuncia a carico dell’allora dirigente Patrizio Greggio, responsabile dell’Ufficio tecnico di Montegrotto e indagato nell’ambito dell’inchiesta sulle Terme. Perché nonostante il risarcimento incassato per i danni del maltempo, non era stato fatto alcun intervento su quei perni sporgenti ricoperti con birilli in gomma? Dove sono finiti (o come sono stati spesi) i soldi dell’Assicurazione?
Dopo aver parlato con Laprocina, l’assessore Marcolongo si era affrettato a telefonare all’ex vicesindaco di Montegrotto Luca Squarcina. E quest’ultimo «con riferimento ai lavori dei lampioni e ai soldi spariti» si legge nell’ordinanza parla di informare qualcuno.
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