Montoya, il violinista che fa suonare le pietre e i ruscelli

Questa sera all’Antiruggine di Castelfranco l’anteprima di “Mohs”: musica per sassi, archi e legno
Di Matteo Marcon

TREVISO. L’eco dei passi su un sentiero di montagna, oppure l’acqua che si infrange sulle pietre in riva al mare: i suoni della natura si fanno musica nel nuovo disco di John William Castaño Montoya. Il compositore della fucina creativa del gruppo Benetton, Fabrica, in “Mohs” ha incastonato melodie dal respiro universale, sospese nel tempo e nello spazio. In un habitat che rende ben riconoscibili i suoni di pietre scalfite, del legno spezzato e lo scroscio dell’acqua in un ruscello, si rincorrono i tasti del pianoforte e le corde pizzicate del violino. I principi della musica concreta e del field recordings vengono così filtrati dalla formazione classica del violinista Montoya (nel 1997 venne selezionato per rappresentare il suo paese, la Colombia, al festival della gioventù a l’Avana e fa attualmente parte dell’Orchestra d’Archi del Veneto) e dalla sua passione per la musica elettronica (come borsista di Fabrica dal 2010 è autore di molte delle colonne sonore dei lavori prodotti nella factory di Villorba).

La voglia di manipolare gli elementi naturali è un elemento costante nella storia dell’uomo: “Mohs”, questo il titolo di un album che ha come musa ispiratrice proprio la natura, non fa eccezione, anzi, sembra dichiararlo apertamente, citando la scala ideata dall’omonimo mineralogista tedesco nel 1812 per classificare la durezza delle pietre. «Nell’ultimo anno ho vissuto esperienze di vita molto forti» spiega Montoya «la crescita porta con sé la necessità di affrontare situazioni sempre più difficili, quello che la vita dà e toglie».

Nelle pietre di Mohs si esprime forse un po’ la durezza della nostra esistenza, ma trovano spazio anche quelle soluzioni incredibili e le rivelazioni improvvise che è in grado di regalare. «Stavo parlando del mio lavoro con una mineralogista e mi ha spiegato di questa scala che parte dal corindone, il quarzo e arriva fino al diamante. Mi piace alimentarmi di quello che vivo tutti i giorni e ho collegato quel racconto alla mia esperienza personale. Nelle pietre, che ho utilizzato per i campionamenti del disco, ritengo ci sia la parte primordiale di quei minerali».

Alcuni dei suoni in Mohs arrivano dai sassi raccolti sulla spiaggia Mošcenicka Draga, in Istria: «altri mi sono stati spediti da un amico che vive in Messico» spiega Montoya «ha registrato per ore i ruscelli e i fiumi vicino a casa sua». Forgiati con la tecnica del taglia e cuci, equalizzati, questi suoni sono diventati musica, integrandosi con quelli di strumenti più tradizionali.

L’album sarà proposto dal vivo questa sera nello spazio Antiruggine di Castelfranco. Sul palco ci saranno tutti i musicisti che hanno collaborato al progetto: Fabio Calzavara (sassofono), Jaime Andres Castaño Montoya (percussioni), Isaac De Martin (chitarra), Ilaria Gava (pianoforte), Andrea Lombardini (basso), Francesco Novara (percussioni elettroniche), Giulio Padoin (violoncello) e Geremia Vinattieri (percussioni).

«Tutti i brani saranno riarrangiati, per la parte elettronica abbiamo ideato un nuovo strumento» spiega Montoya «con sassi e legno che sono collegati a dei sensori. Con la presenza dei diversi strumenti» aggiunge «sarà possibile valorizzare uno dei principi di questo disco. Il violino è meno protagonista, ho cercato di lavorare molto sugli intrecci, sui colori e di concepire la musica come un tessuto». Il sogno di un ecosistema dove uomo e natura possano crescere in equilibrio è una delle sfide dell’età moderna, una scalata che ha bisogno della giusta colonna sonora, la musica di “Mohs”, dopo il precedente “El Viaje”, assolve a pieno questo obiettivo.

Mercoledì 3 aprile 2013, ore 21. Ingresso responsabile fino ad esaurimento posti. Antiruggine, Borgo Treviso 158 31033 Castelfranco Veneto (Treviso); 347.2273406.

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