Monumento in Grecia alla memoria di un padovano e dei commilitoni

Marcello Barbagin, 29 anni, nel febbraio del ’44 morì nel naufragio del piroscafo Oria con altri 4.200 prigionieri italiani, sepolti nell’Egeo per 70 anni

CARCERI. Il Piroscafo Oria affondò il 12 febbraio 1944 a sole 25 miglia a sud di Atene, provenendo da Rodi.

Trasportava 4.200 internati militari italiani appartenenti a tutte le Armi, condotti verso la prigionia dopo aver rifiutato di collaborare coi regimi nazifascisti dopo l’armistizio. Meno di 30 si salvarono e tra le vittime c’era anche un padovano: Marcello Barbagin, 29 anni nativo di Ponso ma per un decennio vissuto a Carceri, orfano di padre sin dalla tenera età e molto attivo in parrocchia.

Pochi ebbero una sepoltura. Gran parte delle famiglie coinvolte non ebbero notizie per quasi settant’anni, finché non fu rintracciato il relitto che tuttora contiene resti umani e reperti capaci di identificare le vittime, permettendo di restituire a 170 famiglie i loro morti.

In questi giorni si è finalmente rinverdito il ricordo di questi morti: grazie alla municipalità di Saronikos, sul cui territorio costiero ebbe luogo il naufragio, ed a una donazione privata, domenica scorsa si è tenuta l’inaugurazione del monumento alla memoria di questi morti, nel settantesimo anniversario della tragedia. Erano presenti anche i familiari di Barbagin e il Comune di Carceri.

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