Morìa di negozi in centro storico A picco l’intimo

PADOVA. Più del numero dei negozi che chiudono è il fatto che chiudono di più quelli del centro storico. È questa la preoccupazione che emerge dal report di Confesercenti, che mostra come negli...

PADOVA. Più del numero dei negozi che chiudono è il fatto che chiudono di più quelli del centro storico. È questa la preoccupazione che emerge dal report di Confesercenti, che mostra come negli ultimi sei anni siano cambiate le tendenze commerciali, soprattutto a causa della crisi, della crescita delle grandi catene e del caro affitti. Analizzando i dati della ricerca, si evince che nel 2010 le attività presenti (tra commercio, turismo e servizi) erano 869, mentre oggi nelle stesse aree sono 844, il 3 per cento in meno. Un dato assoluto che sembrerebbe non allarmante, ma non è così. Diversi i negozi che chiudono nelle stesse zone (esempio, corso Milano). In più, analizzando i settori si scopre che nel commercio al dettaglio ci sono diverse fette di mercato decisamente in stallo, a partire da quello della moda che ha fatto registrare la perdita maggiore con un -18 per cento (52 chiusure, mentre l’intimo ha perso addirittura il 48 per cento con 11 attività chiuse in 6 anni). L’area dove le serrande abbassate si sono particolarmente concentrate è quella della galleria Borromeo, dove su 13 spazi commerciali 5 sono stati chiusi dal 2010. «La sberla maggiore è tra i negozi di intimo, che notoriamente aveva sempre tenuto bene» dichiara Nicola Rossi, presidente di Confesercenti, «e in questo caso la zona con costi degli affitti molto alti, ma anche l’arrivo di catene come Intimissimi, Tezenis, Calzedonia H&M o Zara hanno distrutto e penalizzato la rete commerciale delle piccole botteghe. Ma l’effetto si sente anche tra i negozi di abbigliamento donna che segna il -26 per cento». Caro affitto e grande distribuzione le cause principali delle chiusure. Qualche soluzione ci sarebbe, come spiega il direttore di Confesercenti, Maurizio Francescon: «Spesso ci sono proprietari ricchi che preferiscono avere vuoti i locali pur di non affittarli a un prezzo per loro non consono. Noi stiamo censendo tutti gli spazi sfitti, e stiamo cercando di incentivare le trattative tra commercianti e proprietari, ma l’ideale sarebbe modificare le legge e poter definire i contratti in base alla produttività, con una quota fissa più una parte legata ai ricavi». «E se vogliamo salvaguardare il centro è necessario caratterizzarlo sempre di più rendendolo più specializzato» ha concluso Rossi. (l.p.)

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