Morto il conte Alberto Papafava dei Carraresi

Classe 1933, studiò al centro di cinematografia a Roma. Grande fotografo e filosofo, mercoledì il funerale in Duomo
Coltro -GM- Via dei Pappafava, studio di Alberto Pappafava, principe Afgano in visita. In foto: da dx Ehsan Ullah, Alberto Pappafava foto Mattoschi
Coltro -GM- Via dei Pappafava, studio di Alberto Pappafava, principe Afgano in visita. In foto: da dx Ehsan Ullah, Alberto Pappafava foto Mattoschi

Un nuovo lutto colpisce, a due mesi di distanza, la famiglia Papafava. Ieri mattina è morto Alberto Papafava Antonini conte dei Carraresi. L’ultimo saluto gli verrà dato mercoledì alle 10.45 in duomo, poi la salma verrà tumulata a Frassanelle di Rovolon.

Viveva in via Marsala, il conte Alberto Papafava nato a Padova l’11 aprile del 1933, quarto degli otto figli, quattro maschi e altrettante femmine, nati dal matrimonio del conte Novello dei Carraresi con la contessa Bianca Emo Capodilista. Solo due mesi fa, l’aristocratica famiglia aveva perduto la contessa Donata, ultima degli otto figli.

Sposato con l’affermata pittrice norvegese Irmelin Slotfeldt, il conte Alberto studiò a Roma al Centro Sperimentale di Cinematografia avendo modo di conoscere, negli anni ‘60, alcuni dei registi italiani che hanno fatto la storia del cinema internazionale. Parliamo di Federico Fellini, Michelangelo Antonioni e Pier Paolo Pasolini.

Con il fratello Francesco, il conte Alberto Papafava lavorò per il prestigioso archivio fotografico Scala, partecipando come fotografo alle campagne fotografiche al Louvre, al Prado, in Iraq e in Siria. Negli anni ‘70, il conte Alberto iniziò a occuparsi dell’azienda di famiglia a Frassanelle.

Scrisse anche un libro di filosofia e psicologia dal titolo “Tra essere e inconscio”, pubblicato da Il Poligrafo con la prefazione del professor Umberto Curi. Con i fratelli, donò i disegni dell’architetto Alessandro Papafava, suo avo, al Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza. Di vasta cultura, distinto, il conte Alberto s’impegnò per le celebrazioni sulla Grande Guerra e sul padre Novello, ragazzo del ‘99, arruolatosi nel 1917 come soldato volontario nel 20° reggimento artiglieria da campagna. —

Piergiorgio Di Giovanni

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova