Morto Luigi Durello Un anno in cella ma era innocente

ERA INNOCENTE. Luigi Durello con il figlio Fabio, appena tornato a casa dopo l’assoluzione
ERA INNOCENTE. Luigi Durello con il figlio Fabio, appena tornato a casa dopo l’assoluzione
 
PIOVE DI SACCO.
«Assolto per non aver commesso il fatto». Erano le 15,30 dell'1 luglio scorso quando il gup padovano Mariella Fino aveva pronunciato con rito abbreviato la sentenza, ponendo fine alla lunga carcerazione di Luigi Durello. E affermando la sua completa «non responsabilità» per l'omicidio di Fiorindo Grigoletto, il pensionato 66enne massacrato con un centinaio di badilate nel cortile della sua abitazione di Sant'Angelo nel giugno 2009. A poco più di nove mesi da quel giorno che gli ha restituito onore e libertà, in un letto del reparto di Chirurgia dell'ospedale di Piove è morto Luigi Durello, 66 anni, a causa di un infarto che ha fermato il suo cuore già sofferente e ridotto a pezzi dopo tredici mesi di carcerazione preventiva. Una carcerazione che lo aveva stremato nel fisico e nell'animo insieme a un'accusa di omicidio volontario, per lui, inaccettabile. «Non ho mai perso la speranza... La mia coscienza pulita mi ha permesso di aspettare questo momento con una certa serenità... Ma non è stato facile trascorrere tutto questo tempo in carcere con la rabbia dentro di chi sa di essere accusato ingiustamente... - aveva dichiarato poche ore dopo l'assoluzione reclamata con forza dai suoi difensori, gli avvocati Alberto Poncina e Giovanni Coli del foro di Venezia, e sostenuto dai figli Fabio e Riccardo - Ho passato un inferno che voglio gettarmi alle spalle». Un inferno che s'inaugura il 10 giugno 2009 quando l'uomo viene fermato su richiesta del pm Scamurra con l'allora fidanzata Natalina Buggio, 57 anni, anche lei di Piove. Per quest'ultima il destino giudiziario è stato ben diverso: il 22 marzo la Corte d'Assise l'ha ritenuta colpevole dell'assassinio di Grigoletto. Un assassinio feroce che le è costato una condanna a 18 anni e 9 mesi. Il pm aveva chiesto 24 anni di reclusione. Meno che per Durello: nei suoi confronti era stato reclamato l'ergastolo, azzerato da un'assoluzione che il magistrato ha impugnato in appello. Luigi Durello, ex ambulante di scarpe, era finito dietro le sbarre con Natalina, la donna alla quale si era legato dopo la dolorosa perdita della moglie Giovanna uccisa da una malattia nell'aprile 2006. Viveva da solo nella casetta della frazione di Piovega, in via Pilastri 13, coltivando la passione per la pesca. Era stato dipinto come un ubriacone, protagonista di una vita affogata nell'alcol: forse lo aveva tradito semplicemente qualche bicchiere di troppo e il desiderio di aver ritrovato l'affetto in una donna alla ricerca di uomini soli con qualche soldo in tasca. Più di qualcuno aveva avvertito Luigi che rischiava di incappare in un brutto guaio frequentando Natalina, già indagata per omissione di soccorso verso un anziano. Ai sentimenti, però, non si comanda. E solo il «clic» delle manette e, sul capo, un'accusa di omicidio volontario, aveva fatto capire a Luigi che sarebbe stato meglio troncare ogni rapporto. Troppo tardi. A casa sua, in bella mostra, erano stati sequestrati dagli inquirenti una fototessera del morto con il suo cellulare e un paio di occhiali. Eppure del sangue di Luigi Durello non era stata rilevata alcuna traccia nell'abitazione e nel cortile del povero Fiorindo. C'era, invece, solo il sangue di Natalina che aveva rotto i sigilli apposti dagli investigatori per blindare la scena del crimine e che aveva cercato di indirizzare le indagini pure verso l'ex Silvano Fabris, moltiplicando gli indizi destinati a incastrare Luigi sempre deciso a ribadire la propria innocenza. Tanto da aver il coraggio di affrontare il giudizio abbreviato che si pronuncia «allo stato degli atti». Luigi Durello non aveva mancato un'udienza, nemmeno l'ultima durante la quale i difensori hanno cercato di smontare le accuse dimostrando che non c'era uno straccio di prova. Ed è stato lì, quando il giudice ha pronunciato la parola «assolto», che Luigi si è sciolto in un pianto a dirotto. Un pianto che doveva segnare la sua rinascita, mai avvenuta. Mercoledì, verso mezzogiorno, all'ospedale di Piove, si è spento come una candela ormai consumata.

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