Moschea in via Turazza: «Tempo 60 giorni per regolarizzare. Poi lo sgombero»

Pubblicato sull’Albo pretorio l’atto che impone di sanare la trasformazione a luogo di culto dell’associazione Al Hikmah. Bonavina: «Dopo due mesi possibile ordinanza di sgombero». Innocenti (FI): «Serve assimilazione, non solo integrazione»

Costanza Francesconi
Ultimatum sulla moschea, «Sanata entro novembre o scatta lo sgombero»
Ultimatum sulla moschea, «Sanata entro novembre o scatta lo sgombero»

Sessanta giorni, che calcolati a partire da ieri scadono il 1° novembre prossimo, sono il tempo concesso dai tecnici del Comune affinché si ripari all’abuso edilizio, da ieri reso ufficiale sull’Albo pretorio, cioè all’allestimento a moschea del locale in via Turazza.

L’edificio, sede dell’associazione culturale Al Hikmah (che in arabo significa “la saggezza”) è al centro del dibattito sui centri islamici che stanno proliferano in città. «Due mesi di tempo prima che il Comune prenda provvedimenti» chiarisce l’assessore Diego Bonavina, che richiama i termini di legge: «Se la situazione dovesse rimanere tale e quale, allo scadere dei sessanta giorni è possibile da parte dell’amministrazione comunale emettere un’ordinanza di sgombero, che certo poi può essere impugnata. Dal punto di vista di quello che può succedere nel frattempo, io sarò sollecitato alla chiusura del procedimento in particolare dai settori Edilizia privata e Patrimonio, dopodiché», precisa l’assessore, «qualsiasi realtà che sia in questa situazione trova le porte aperte in Comune per arrivare a una soluzione».

In Veneto il riferimento è la legge regionale, che per i luoghi di culto prevede una determinata destinazione urbanistica, qui mancante. Ma, come già espresso da altri assessori della giunta Giordani, anche per Bonavina l’orizzonte contempla anche di arrivare a una soluzione che non scontenti nessuno, certo dentro i confini della regolarità edilizia. Una linea per così dire morbida, che trovi la quadra fra l’integrazione, la libertà di culto, il diritto.

Sul tema tornato alla ribalta in città proprio in questi giorni interviene anche il vicesegretario di Forza Italia Padova, Lorenzo Innocenti: «Trovo positivo si instauri un dialogo istituzionale con i responsabili delle varie comunità religiose presenti in città e spero davvero che questo si verifichi coinvolgendo anche la Diocesi: necessario punto di riferimento e tramite interconfessionale in città», riflette.

Ma su un aspetto non si trova d’accordo con l’assessore Antonio Bressa: «Quando dice che la soluzione logistica dei vari centri di preghiera favorirà l’integrazione dei cittadini stranieri e aiuterà dunque la vita comunitaria», riepiloga Innocenti, «la strada corretta non dovrebbe essere quella dell’integrazione, ma piuttosto della progressiva assimilazione al modo di vivere e alla cultura locale. Le comunità straniere tendono tanto spesso a chiudersi al proprio interno – evidenzia il vicesegretario cittadino di FI –. Il dialogo va benissimo, ma l’obiettivo delle istituzioni, nazionali e pure locali, deve restare prioritariamente quello della progressiva assimilazione dei “nuovi italiani”, attraverso la scuola, la cultura, lo sport e le attività parrocchiali». —

 

 

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