Motta “prestato” alla politica «Puntare sulle competenze»

«Ho chiesto a Di Maio: quali sono le linee guida del Movimento per la mia candidatura? Lui mi ha risposto: sii te stesso e vai avanti. Così mi ha convinto a candidarmi». Maurizio Motta, 64 anni, ex direttore editoriale della casa editrice Cedam, è il candidato pentastellato al collegio uninominale di Padova per la Camera. Non un politico “di professione” com’è nella tradizione nel Movimento, ma un professionista che ha conosciuto il mondo confindustriale e quello delle istituzioni. Anche all’estero, visto che adesso è alla guida di un’azienda di internazionalizzazione, soprattutto con la Russia.
Motta, la fiducia nella politica (ed anche nelle istituzioni) è crollata negli ultimi anni. Secondo lei perché?
«Una delusione che ho registrato anche nel mio percorso professionale. In Russia le imprese sanno di poter contare sulla politica. In Italia no».
Per questo ha scelto di candidarsi?
«Ho sempre ammirato quei partiti politici che hanno tentato di portare innovazione. E poi io faccio internazionalizzazione da 13 anni e so bene che il trucco per avere successo all’estero sono le buone relazioni. Un patrimonio che vorrei portare al servizio del Paese e di Padova».
Manterrà il contatto con il territorio padovano?
«Assolutamente. Penso che il Nordest debba essere la punta di diamante della Penisola. Saremo la forza trainante del Paese, abbiamo le potenzialità».
Lei si è avvicinato da poco al Movimento?
«Ho collaborato con Di Mario e Di Battista. E conoscevo Jacopo Berti. Ma non sono né un militante, né un attivista. Ora che sono candidato, molti amici mi hanno chiesto cosa c’è dietro al Movimento. Le dirò la verità».
Quale verità?
«Che non c’è nulla di quello che si può immaginare. Solo buona volontà e gente con passione».
E gli scandali? I mancati rimborsi e i candidati sbagliati?
«Banalità. Cose molto modeste, forse un po’ gonfiate. Bisogna tenere conto che abbiamo fatto una campagna elettorale con zero euro e molta buona volontà».
Anche lei restituirà parte dello stipendio?
«Il codice etico M5S è giusto e va applicato con rigidità. A Roma non ci si va certo ad arricchire. Il mio è un contributo per i miei figli e le mie nipotine».
Cosa pensa dei suoi avversari: Verlato del centrosinistra e Lazzarini del centrodestra?
«Mi sarebbe piaciuto un confronto, ma ho potuto incontrare solo Verlato. È una persona per bene, ma un classico uomo di partito: ho avuto l’impressione che sostenga posizioni a cui non crede. Lazzarini? Ho letto i volantini: oltre ad aver avuto alcune poltrone tra Provincia e Regione è scritto che ama gli animali e la musica. È un po’ poco».
Di Maio invece, presentando la squadra dei ministri, ha dimostrato di voler puntare sulle competenze.
«Mi sono commosso. Ci sono solo persone che vogliono fare qualcosa per il loro Paese. L’Italia ha vissuto il miracolo economico, dal 5 marzo possiamo vivere il miracolo della politica».
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