Muore a novant’anni Giuliano Romano star tra le stelle

Il “vagabondo dell’Universo” docente al Bo e precursore dell’archeoastronomia
Di Aldo Comello

di Aldo Comello

PADOVA

Alla notizia della scomparsa dell’astronomo e divulgatore scientifico Giuliano Romano (è accaduto ieri a Treviso), il professor Piero Benvenuti, ordinario di Astrofisica delle Alte Energie e direttore del Cisas (Centro Interdipartimentale di Studi e Attività spaziali) ripesca dalla memoria un ricordo d’infanzia che con il tempo ha acquistato il colore prezioso del sogno. «Avevo 11-12 anni quando la nonna mi accompagnò ad una conferenza di Giuliano Romano al Pio X di Treviso, il tema era l’evoluzione delle stelle. La relazione di Romano fu talmente appassionante, il suo entusiasmo così contagioso da convincermi che dovevo diventare astronomo anch’io, che nel mio futuro ci sarebbe stata l’osservazione del cielo stellato».

Giuliano Romano era nato a Treviso il 16 novembre del 1923. Si era laureato a Padova con una tesi “Sui problemi statistici ed evolutivi delle stelle doppie”; allievo di Ettore Leonida Martin, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Trieste, Romano, a Padova, è stato professore di Cosmologia e Storia dell’Astronomia. «L’ho avuto come docente» ricorda Benvenuti «era una persona affabile, di grande disponibilità e aveva entrambi i talenti che dovrebbero caratterizzare un “maestro”: la capacità nella ricerca e una forza didattica trascinante, la grande cultura si accompagnava ad un assoluto rigore scientifico». Romano è stato il primo italiano a scoprire una supernova extragalattica, la SN1957b, collocata nella galassia M84, il 18 maggio del 1957 e nel 1961 ne localizzò un’altra, la SN1961h. Il professore trevigiano fu un vero e proprio “vagabondo delle stelle”, la sua passione, che assorbì gran parte della sua vita, lo trasportava con calcoli ed osservazioni, con scoperte e delusioni da un capo all’altro dell’Universo conosciuto. Osservava gli astri anche dalla terrazza di casa con un telescopio, il cui specchio si era fatto costruire dalla Marcon, una ditta specializzata della Marca Trevigiana.

Giuliano Romano effettuò anche studi importanti su una branca particolare dell’astronomia, un settore delicato perché c’è il rischio che la scienza sconfini nella fantascienza. “La scienza – scriveva il professore – pur non respingendo la fantasia, che anzi costituisce una spinta al progresso della ricerca, deve procedere con spirito critico, pesando quanto viene affermato. Purtroppo talvolta qualcuno si lascia prendere la mano…”. E Romano cita il Piazzi Smyth che nel secolo scorso da una serie di misure fatte sulle piramidi egizie ottenne il valore numerico della densità della Terra, il numero degli abitanti allora viventi e altre conclusioni tanto strabilianti quanto fasulle. Romano era riuscito a ricostruire la morfologia celeste, l’aspetto dei cieli migliaia di anni fa, al tempo dei babilonesi o dei Sumeri, ma, soprattutto, aveva individuato, superando le difficoltà dovute soprattutto al mantello urbano che ricopre l’intera penisola, dei siti preistorici dove l’osservazione degli astri permetteva di orientarsi tra solstizi ed equinozi, costruendo i più antichi calendari. Insomma, le stelle utilizzate com. e mappa cronologica delle stagioni, affresco luminoso capace di registrare il volgere del tempo. Questa attività non poteva prescindere da una conoscenza profonda di Storia dell’Astronomia. “L’astronomo – diceva – non può che offrire i risultati delle sue ricerche all’archeologo il quale sarà così in grado di meglio delineare l’ambiente, la vita e le conquiste dei nostri progenitori”.

Giuliano Romano frequentò per molti anni l’osservatorio astronomico di Asiago, sia quello storico, in città, degli anni Trenta, sia il nuovo che nasce nel 1973 a cima Ekar. Entrambi furono teatro delle sue ricerche, soprattutto sulle stelle variabili (ne scoprì circa 300). Usava con perizia assoluta sia il grande telescopio Copernico che i piccoli telescopi Smith, iniziando con questi il training degli studenti. I piccoli Smith, usati soprattutto a fine didattico, che ora sono stati trasferiti a Cima Ekar, sono vere e proprie vedette dei cambiamenti del cielo, in grado di individuare una supernova quando pulsa, segnalando che sta per esplodere. Romano aveva novant’anni, la morte della moglie, avvenuta qualche anno fa, l’aveva fortemente provato. Ha lasciato un segno indelebile nella storia della nostra astronomia. Va ricordato con affetto e con rispetto: una grande figura d’uomo e di scienziato.

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