Muore in ospedale a Padova per polmonite da legionella

PADOVA. È morto di legionella dopo una settimana di ricovero nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Padova, al termine di una lunga lotta contro una grave forma di cancro alla mandibola. Claudio Menegazzi, 66 anni, di San Biagio di Callalta (Treviso) è deceduto l’1 agosto scorso.
La sua patologia e le tappe dell’epilogo sono diventati oggetto di un’indagine aperta in procura e affidata ai carabinieri del Nas. Nel reparto in questione sono già stati fatti due campionamenti, entrambi risultati negativi.
Claudio Menegazzi combatteva ormai da tempo con il tumore e negli ultimi tempi era stato operato quattro volte. Il 12 luglio entra in ospedale per un intervento programmato, il giorno successivo il primario parla di “operazione riuscita”.
Il 28 dello stesso mese la situazione si complica e mercoledì 1 agosto muore in Rianimazione. Nel referto si parla di “polmonite da legionella”. Il suo medico curante indica nella cartella l’esito dell’ultimo test dell’urina, in cui erano state riscontrate tracce del pericoloso batterio. La polmonite e i sintomi ad essa connessi sono compatibili con gli effetti di questa malattia.
Le carte trasmesse in procura generano una reazione immediata dal punto di vista degli accertamenti. Quando si verifica una morte del genere è importante capire se la malattia è stata contratta in ospedale, per far partire subito la bonifica e evitare altri contagi.
Il procuratore aggiunto Valeria Sanzari dispone quindi accertamenti immediati, con i prelievi nelle tubature e negli scarichi dell’acqua, i luoghi in cui si annida il batterio. Un primo campionamento viene eseguito il 3 agosto, un altro la vigilia di Ferragosto.
Entrambi sono risultati negativi. Il tutto viene eseguito dalla squadra della direzione medica, sotto la stretta vigilanza di Anna Maria Saieva, responsabile del Servizio Rischio Clinico e sicurezza del paziente. Tuttavia, al momento, la fonte della malattia non è stata individuata.
La legionella è considerata una malattia rara e grave per l’alto tasso di mortalità. Si manifesta come una grave forma di polmonite (e si cura con antibiotici), ma anche con febbri extrapolmonari.
I primi sintomi sono un improvviso malessere, mal di testa, febbre, male alle ossa, tosse fino ad arrivare però anche a stati confusionali, forme di allucinazioni, insufficienze renali. Proprio perché assomiglia ad un’influenza, spesso non viene diagnosticata in modo corretto.
Le sorgenti d’infezione sono rappresentate dagli impianti di distribuzione termoidraulica: impianti di riscaldamento, condizionatori, sistemi di aerazione e dunque aerosol. Il batterio vive e cresce nell’acqua e resiste fino a una temperatura di 60 gradi. Ci si ammala respirando goccioline d’acqua che contengono il batterio o particelle di polvere che non sono altro che acqua essiccata.
I familiari di Claudio Menegazzi si sono rivolti a un avvocato e hanno fatto causa all’Azienda ospedaliera, per un motivo molto semplice: sono certi che il loro caro abbia contratto la malattia durante il periodo di ricovero. E anche se i primi prelievi effettuati in reparto sono negativi, ci sono le cartelle cliniche che dimostrano come il sessantaseienne sia entrato in ospedale senza altre patologie se non il cancro.
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