Nasce Busitalia Veneto un colosso da 100 milioni
Un colosso da 100 milioni di euro di fatturato, con 971 dipendenti, 650 autobus e 16 tram che trasporta 80 milioni di passeggeri l’anno a Padova e Rovigo, il 20% degli utenti del Veneto: è questo il biglietto da visita di Busitalia Veneto, che nascerà dalla fusione di Aps mobility e l ’ex Sita, da tempo entrata nell’orbita di Busitalia, il ramo gomma delle Fs guidate da Mauro Moretti. Gli asset di Aps valgono il 44% della newco e il 56% l’ha messo Busitalia, che aveva iniziato la trattative con pretese eccessive, pari al 68%: dopo aver limitato del 12% il valore patrimoniale degli asset, è arrivato il via libera.
L’ultima parola la deve dare però il consiglio comunale di Padova in questo scorcio di legislatura, ma si tratta di una fusione attesa da vent’anni: da settembre 2014, con l’orario autunnale, entrerà in vigore il biglietto unico con cui viaggiare su tram, bus Aps e pullam ex Sita. Ovviamente saranno tagliate le sovrapposizioni delle fermate nei comuni dell’hinterland e in città con una razionalizzazione di servizi e costi.
Un’operazione strategica sotto il profilo industriale che consentirà a Padova di incassare un canone di 3,5 milioni di euro l’anno dalla newco, come compenso dell’uso della linea del tram che, come i 16 convogli Translohr, rimane di proprietà di Aps holding. Non solo. Aps mobility rischia di sparire perché troppo piccola: con appena 8 milioni di km percorsi l’anno non ha i requisiti per poter partecipare alle gare sulla concessione delle reti che la Regione dovrà mettere all’asta nel 2015. Insomma, la fusione non solo è un’opportunità ma un tappa obbligata, tanto che Padova aveva già scelto Actv e Avm come partner per l’aggregazione ma Venezia ha chiesto una pausa di riflessione e ora si punta su Rovigo.
A tre mesi dalle elezioni, il sindaco reggente Ivo Rossi è consapevole di muoversi su un terreno delicatissimo, ma sa di aver imboccato la stessa strada di Matteo Renzi, che ha ceduto la gestione di Ataf Firenze proprio a Busitalia.
Chi non riesce a trovare un partner è invece l’Atac di Roma, zavorrata da 1 miliardo di euro di debiti per la folle gestione delle assunzioni del personale che l’ha trasformata in un carrozzone che toglie il sonno al neosindaco Marino. Ma anche a Venezia hanno dovuto tagliare gli stipendi del 30% per contenere il deficit.
Se questo è il contesto, non resta che guardare con cauto ottimismo a Busitalia Veneto, prima tappa di una sfida che punta ad aggregare anche le altre aziende di trasporto, ora disperse in una galassia di localismi. Ieri i Cda di Aps mobility e Busitalia hanno approvato la due diligence con la valutazione della cessione del ramo d’azienda.
«Tutti i 971 posti di lavoro sono salvi e i dipendenti Aps entreranno nella newco con i diritti contrattuali e salariali maturati. Il canone di 3,5 milioni di euro l’anno ci consentirà di pagare i mutui degli investimenti della prima linea e di contrarre quelli necessari alla la seconda linea», spiega Ivo Rossi. «La nostra scelta è un atto di responsabilità verso i dipendenti e la città: la fusione è l’unica soluzione per salvare i posti di lavoro e garantire un futuro al trasporto pubblico».
C’è un ultimo aspetto da chiarire: non siamo di fronte a una privatizzazione. Perché? «Aps è controllata al 100% dal comune di Padova tramite Aps holding che conserva la proprietà del tram, mentre Busitalia è al 100% di Fs, azienda del ministero dell’Economia», conclude il sindaco.
Renato Mazzoncini, ad di Busitalia, parla di «grande opportunità per Padova e il Veneto: dopo aver scelto Ataf Firenze e Umbria mobilità come partner nel trasporto pubblico locale su gomma, il gruppo Fs guarda ora all’area metropolitana del Nordest per consolidare la sua presenza e migliore la qualità del servizio. Siamo il terzo partner italiano, dopo Atm Milano e Atac Roma. I nostri conti sono in ordine: su Padova e Rovigo investiremo 150 milioni di euro e garantiremo il 3 per cento di assunzioni perché non siamo vincolati al patto di stabilità come le municipalizzate: tirate le somme sono 30 nuovi posti di lavoro l’anno».
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