Nasce la Lista Claudio come a Montegrotto «Identità di progetti»
ABANO.
Sarà candidato sindaco della lista che porta il suo nome, la stessa di Montegrotto. Luca Claudio lancia la sua provocatoria sfida. «A Montegrotto faccio parte della squadra per garantire la continuità - esordisce - in caso di successo mio e di Massimo Bordin avremo unità di intenti su tutto il bacino termale e questo costituisce un'ipotesi innovativa. Potrebbe sembrare ironico che proprio noi due, partiti per combattere la fusione delle due città, proponiamo ora una collaborazione. In realtà - prosegue - si tratta solo di riunire alcuni uffici amministrativi, a cominciare da quello tecnico e della polizia locale, e alcuni servizi come la raccolta dei rifiuti, che attualmente è gestita da Etra e Aps. Come primo atto, in caso di vittoria elettorale, chiederemo alle due aziende di mettersi in gara per offrire un servizio al minor costo per il cittadino. In tanti anni, con quattro amministrazioni politicamente uguali (centrosinistra con Elvio Cognolato a Montegrotto e Cesare Pillon ad Abano e centrodestra con Andrea Bronzato ad Abano e Luca Claudio a Montegrotto ndr) e due commissariamenti, non è mai stato possibile unire alcun servizio per i troppi personalismi esistenti all'interno della maggioranza di Abano. Io e Bordin, invece, condividiamo un unico progetto per tutto il territorio termale, rappresentando quindi una garanzia per i cittadini. Il centrodestra e il centrosinistra hanno invece fallito entrambi. Da parte mia non ho la tessera di alcun partito e lavoro solo per il bene della gente».
Ha però delle questioni giudiziarie che pesano sulla sua persona.
«Premetto che sono stato per due anni il semplice amministratore di un hotel che è fallito. Ho tentato di salvarlo quando ero sindaco, solo perché era lo stesso dove aveva lavorato mio padre e perché lo stipendio di primo cittadino non è gran cosa. Preciso che non sono mai stato né socio né titolare e se qualcuno vorrà attaccarmi su questo piano, che ha colpito esclusivamente la mia sfera personale e familiare, commetterà un grosso errore. Le persone sanno giudicare in base ai fatti, in 10 anni io ho dato prova di quello che valgo. Non ho subito alcun processo e gli attacchi su questo fronte sono solo una denigrazione gratuita».
La accusano di mettere troppi paletti alle altre forze politiche: come vede possibili alleanze elettorali?
«Abano ha avuto in otto anni due commissari e due amministrazioni contrapposte, entrambe cadute. Ci vuole stabilità. Siamo aperti a possibili sinergie - commenta - soprattutto con operatori economici per un progetto forte. Se altre forze politiche condivideranno il nostro programma, saranno ben accette, ma senza imposizioni o diktat. Noi sottoscriveremo un patto con il cittadino che sosterrà la lista».
Viene indicato come un sindaco che ama le strade e il mattone. Come vede il futuro di Abano?
«Ci sono dei punti fermi nel nostro programma. Come la viabilità, la congiunzione delle due tangenziali e la realizzazione di una bretella che porti dal ponte della Fabbrica, dopo aver eliminato il semaforo, alla rotonda tra via Diaz e al collegamento con la curva Boston. Il cittadino di Abano deve poter andare in pochi minuti in autostrada e non trovarsi il centro intasato di traffico. Per quanto riguarda gli alberghi dismessi e le tante costruzioni abbandonate, sono dell'opinione che questa cubatura vada portata fuori dalla città, salvo alcuni casi di edifici storici e importanti da ristrutturare, realizzando dei centri funzionali alla comunità in mezzo al verde, con l'intervento di grossi operatori economici, anche esteri, per il rilancio vero della zona termale e del turismo. Via poi i parcheggi a pagamento, perché un comune ospitale non può chiedere questo obolo, che infastidisce i turisti. E ancora, serve una sede dignitosa per i carabinieri, fuori da centro, in quanto ci sono casi sociali che hanno bisogno di riservatezza. Urgente poi sistemare i marciapiedi e uniformare la tipologia dell'illuminazione pubblica. In generale, infine, ritengo sia necessaria più attenzione per le periferie, che hanno bisogno di maggiore decoro».
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