«Negozi a Padova, l’8% chiuso entro fine anno». E in alcune strade c’è già il deserto

Serrande abbassate post-Covid. La desolazione di riviera Ponti Romani dopo via San Francesco e via Filiberto
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - NEGOZI CHIUSI IN RIVIERA PONTI ROMANI
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - NEGOZI CHIUSI IN RIVIERA PONTI ROMANI

PADOVA. Sono centinaia i piccoli negozi che, entro la fine dell’anno, chiuderanno i battenti per sempre. Secondo le associazioni di categoria, parliamo di una percentuale che oscilla tra il 5 e l’8%. A soffrire maggiormente è il settore abbigliamento e, tra le zone cittadine, le vie appena fuori dal centro storico.

Un esempio su tutti è quello di riviera Ponti Romani: nei giorni scorsi, complici le ferie d’agosto, a tenere aperto era rimasta (quasi) solo la parafarmacia. Centralissima, attraversata dal tram, arteria che porta da piazza Antenore a porta Altinate. Riviera Ponti Romani potrebbe essere una delle vie del commercio più attive, invece nonostante le belle vetrine che continua ad accogliere, i negozi chiudono uno dopo l’altro. Dopo la stangata del covid, le serrande abbassate non si contano più.

Passeggiando sotto i portici, arrivando da riviera Tito Livio, è una successione di buchi neri. Al civico 26 c’è stata per molti anni una grande profumeria, ora chiusa. Al suo posto il nulla, solo una grande vetrata vuota. Poco dopo i civici 38 e 40 (dove c’erano stati un’agenzia di collocamento e un negozio di telefonia) sono ugualmente chiusi. Di nuove aperture, per il momento, non si vede nemmeno l’ombra. Chiusa, un po’più avanti, anche la storica gioielleria Ghiraldin: dopo settant’anni precisi di onorato servizio, i titolari hanno deciso di spostarsi in piazza Eremitani.

Rimane un triangolo della desolazione, perché sia da un lato sia dall’altro della strada non è rimasto assolutamente nulla. Solo spazi vuoti, serrande chiuse, scritte sui muri abbandonati. Eppure un tempo, fino ad una decina d’anni fa, quella era la via dello shopping elegante. Insieme alla grande vetrina di “Kamikaze” (che ancora resiste) fondata da Alberto e Alessandro Cacciavillani, la riviera accoglieva numerosi negozi di moda: abbigliamento, borse, calzature. Tutti chiusi tranne Minuzzi, l’unico nome storico che ancora sopravvive. È un processo inarrestabile, che lentamente colpisce tutto il centro: le piccole botteghe pian piano chiudono, lasciando il posto alle grandi catene.

O, più spesso, al nulla. «Sta succedendo un po’ovunque» spiega Patrizio Bertin, presidente dell’Ascom-Confcommercio di Padova, «ma soprattutto nelle aree limitrofe al centro, penso anche a via San Francesco o via Filiberto. La prolungata chiusura della scorsa primavera ha messo in seria difficoltà moltissimi commercianti, e sono tanti coloro che non riusciranno a rimettersi in modo. Secondo le nostre stime, intorno all’8%. La gente cerca disperatamente di sopravvivere, ma non è facile. E non nascondo che sono preoccupato anche per la città, che rischia di trasformarsi in un deserto. Cosa facciamo? Lasciamo tutto il centro in mano alle catene? I commercianti hanno bisogno di risposte, serve una mano e mi aspettavo che potesse arrivare anche dal Comune, siamo in attesa».

Ad incidere sulla mancata ripartenza dei consumi, a detta della Confesercenti, ci sono tanti fattori. «La contrazione si vedeva già da diversi anni» spiega il presidente Nicola Rossi «ed ora, al di là dei mesi si chiusura totale, pesano da un lato l’impoverimento generale e dall’altro la paura per il futuro. Ci sono milioni di persone in cassa integrazione, e il commerciante stesso è anche un consumatore. Ma finché la situazione è così precaria, chi spende? La cautela è normale. Aggiungiamo, per quanto riguarda il commercio, che abbiamo anche pochissimi turisti: anche quella era una fonte d’introito in questa stagione, soprattutto per quanto riguarda i saldi. Che, infatti, non decollano. Purtroppo non credo che la situazione possa migliorare, non a breve. Ora l’obiettivo è risolvere la questione sanitaria e restituire alle persone un po’ di sicurezza. Poi, un po’ alla volta, il resto si sistemerà di conseguenza». —


 

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